Cameron in India insieme con 60 imprenditori britannici per cercare nuovi orizzonti
commerciali
Una delegazione senza precedenti in numeri e ambizioni accompagna la visita del premier
inglese David Cameron da oggi in India, dopo la sosta in Turchia. Oltre 60 imprenditori
delle migliori compagnie britanniche e cinque ministri del governo per una tre giorni
di incontri programmati con amministratori locali, responsabili commerciali e potenziali
investitori. Fonti governative inglesi confermano: in tempo di crisi, la priorità
della politica estera di Londra è l’economia. Gabriella Ceraso ne ha parlato
con Antonio Varsori, ordinario di Storia delle relazioni internazionali all’Università
di Padova:
R. – Non
dobbiamo dimenticare che l’India è uno dei Paesi emergenti, con un tasso di crescita
molto alto: è una nazione con circa un miliardo di abitanti e quindi indubbiamente
è un attore che nessuno può trascurare. Dal punto di vista inglese, esistono poi alcuni
elementi che possono giocare a favore: c’è una tradizione di rapporti e di conoscenza
reciproca, c'è l'attenzione che, devo dire, gli ambienti economici indiani hanno sempre
mostrato nei confronti di Londra come ad un grande centro finanziario internazionale.
E poi non dimentichiamo che in Gran Bretagna esistono colonie di indiani e pakistani
molto consistenti, e naturalmente anche questo facilita i rapporti.
D.
– Quindi, India partner ideale tra quelli emergenti, per un sostegno ad un’economia
che rischia la recessione, ma anche ponte per arrivare all’Oriente, al colosso cinese?
R.
– Questo certamente sì. L’Inghilterra è stato uno dei Paesi maggiormente colpiti dalla
crisi finanziaria. Io, però, vedrei anche il punto di vista inverso: per l'India,
la Gran Bretagna può essere una testa di ponte nei confronti dell’area più ampia dell’Unione
Europea.
D. – Comunque, guardarsi intorno e andare oltre gli scenari
della sola guerra nella politica estera di Cameron sembra un tratto nuovo rispetto
alle priorità dell’ex premier, Gordon Brown. Significa dunque anche spostare l’asse
da Washington verso l’Oriente?
R. – Guardarsi intorno in un mondo che
è cambiato mi sembra quasi una scelta obbligata! Questo non significa, naturalmente,
che vengano meno i legami con gli Stati Uniti: io lo escluderei. Esistono legami,
soprattutto sul piano politico e in qualche modo tuttora sul piano militare, che non
possono essere trascurati.
D. – Cameron arriva in India dalla Turchia,
altro Paese strategico per l’accesso all’Oriente, e lì ha ribadito l’appoggio di Londra
all’ingresso di Ankara nell’Unione Europea: un’Unione dalla quale comunque Londra
rimane parzialmente fuori?
R. – L’Inghilterra è fuori dall’euro, però
all’interno dell’Unione Europea la Gran Bretagna, che si voglia o no, una funzione
abbastanza importante la svolge. In questo caso, ha la possibilità di entrare effettivamente,
avendone poi la voglia e la capacità, in un ruolo di ponte: noi sappiamo che sulla
questione della Turchia, invece, altri due Paesi importanti – la Francia e la Germania
– sono molto scettici se non contrari.