Mons. Gjergji: "prima finiranno le contese e prima vi sarà pace in Kosovo"
“La valutazione ed il parere del Tribunale Internazionale di Giustizia all’Aia è una
testimonianza che il diritto del nostro popolo di essere libero e di poter vivere
indipendente nello Stato del Kosovo, è legittimo. Questo diritto non minaccia il diritto
universale della famiglia dei popoli del mondo”. Sono queste le parole con cui mons.
Dode Gjergji, amministratore apostolico di Prizren e unico vescovo cattolico del Kosovo,
commenta in una nota inviata all'agenzia Sir, il parere della Corte Internazionale
di Giustizia. La Corte lo scorso 22 luglio ha dichiarato che la secessione unilaterale
del Kosovo dalla Serbia non viola il diritto internazionale. Mons. Dode Gjergji esorta
in particolare tutti cittadini del Kosovo “a continuare a vivere nella pace, impegnandosi
sempre per la convivenza pacifica, per poter costruire insieme un futuro migliore
basato sul diritto e sulla giustizia”. L’amministratore apostolico di Prizren ha ricordato
l’impegno dei “vescovi del Kosovo da diverse generazioni ad appoggiare sempre il proposito
del popolo. Nello stesso tempo – continua - ci siamo impegnati, insieme ad altri attori
rilevanti esterni ed interni, a conservare valori umani universali, come ci siamo
impegnati a difendere il diritto e la nostra libertà, senza mai minacciare quella
degli altri. Come Chiesa cattolica nel Kosovo siamo felici di essere stati e di essere
parte di questi processi grandi ed importanti, sopratutto tramite la preghiera quotidiana,
l’impegno senza riserva per la pace, il perdono, la giustizia per ogni nostro cittadino”.
Ad oggi sono oltre sessanta i Paesi, sui 192 aderenti alle Nazioni Unite, ad aver
riconosciuto l’indipendenza. Tra questi vi sono i principali Stati occidentali tra
cui gli Stati Uniti e 22 dei 27 Paesi dell’Ue. Mons. Gjergji ha infine espresso il
proprio auspicio: “Prego il Signore che gli Stati che non hanno ancora riconosciuto
lo Stato del Kosovo, lo facciano al più presto possibile, perché quanto prima finiranno
le contese in questi spazi d’Europa, tanto meglio si creeranno presupposti per la
pace duratura, per la riconciliazione tra popoli e la loro unione nella famiglia europea”.
(A.L.)