2010-07-26 14:50:47

Mons. Gjergji: "prima finiranno le contese e prima vi sarà pace in Kosovo"


“La valutazione ed il parere del Tribunale Internazionale di Giustizia all’Aia è una testimonianza che il diritto del nostro popolo di essere libero e di poter vivere indipendente nello Stato del Kosovo, è legittimo. Questo diritto non minaccia il diritto universale della famiglia dei popoli del mondo”. Sono queste le parole con cui mons. Dode Gjergji, amministratore apostolico di Prizren e unico vescovo cattolico del Kosovo, commenta in una nota inviata all'agenzia Sir, il parere della Corte Internazionale di Giustizia. La Corte lo scorso 22 luglio ha dichiarato che la secessione unilaterale del Kosovo dalla Serbia non viola il diritto internazionale. Mons. Dode Gjergji esorta in particolare tutti cittadini del Kosovo “a continuare a vivere nella pace, impegnandosi sempre per la convivenza pacifica, per poter costruire insieme un futuro migliore basato sul diritto e sulla giustizia”. L’amministratore apostolico di Prizren ha ricordato l’impegno dei “vescovi del Kosovo da diverse generazioni ad appoggiare sempre il proposito del popolo. Nello stesso tempo – continua - ci siamo impegnati, insieme ad altri attori rilevanti esterni ed interni, a conservare valori umani universali, come ci siamo impegnati a difendere il diritto e la nostra libertà, senza mai minacciare quella degli altri. Come Chiesa cattolica nel Kosovo siamo felici di essere stati e di essere parte di questi processi grandi ed importanti, sopratutto tramite la preghiera quotidiana, l’impegno senza riserva per la pace, il perdono, la giustizia per ogni nostro cittadino”. Ad oggi sono oltre sessanta i Paesi, sui 192 aderenti alle Nazioni Unite, ad aver riconosciuto l’indipendenza. Tra questi vi sono i principali Stati occidentali tra cui gli Stati Uniti e 22 dei 27 Paesi dell’Ue. Mons. Gjergji ha infine espresso il proprio auspicio: “Prego il Signore che gli Stati che non hanno ancora riconosciuto lo Stato del Kosovo, lo facciano al più presto possibile, perché quanto prima finiranno le contese in questi spazi d’Europa, tanto meglio si creeranno presupposti per la pace duratura, per la riconciliazione tra popoli e la loro unione nella famiglia europea”. (A.L.)







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