Il Consiglio Mondiale delle Chiese chiede di abrogare la legge sulla blasfemia in
Pakistan
Il Consiglio Mondiale delle Chiese ha inviato una lettera aperta al presidente del
Pakistan, Asif Ali Zardari, e al primo ministro Syed Yousaf Raza Gilani, dopo il duplice
omicidio di due fratelli cristiani, arrestati con l’accusa di blasfemia e uccisi lo
scorso 19 luglio da estremisti islamici. L’organismo ecumenico sottolinea in una nota,
ripresa dall’agenzia Fides, che è urgente “abrogare la legge sulla blasfemia”, la
maggiore “fonte di persecuzione delle minoranze religiose in Pakistan”. Nel Paese
asiatico tale norma, che prevede l’ergastolo per chi offende il Corano e la pena di
morte in caso di offesa a Maometto, secondo diversi osservatori “viene spesso strumentalizzata
da gruppi fondamentalisti per commettere violenze contro minoranze religiose”. “La
legge sulla blasfemia – sottolinea il Consiglio Mondiale delle Chiese – è distruttiva
dell’armonia e del benessere della gente che vive insieme in una società contraddistinta
dal pluralismo religioso. L’abuso della norma – si sottolinea inoltre nella nota –
ha prodotto violenza fisica e psicologica, fino alla perdita della vita di persone
innocenti”. Si tratta di una violazione dei diritti fondamentali garantiti dall’articolo
36 della Costituzione del Pakistan che riconosce i “diritti legittimi e gli interessi
delle minoranze”. Per questo, si chiedono “urgenti misure” per l’abrogazione in Pakistan
della legge sulla blasfemia e “per la tutela dei diritti e della dignità di tutti
gli individui nella società pakistana”. Il Consiglio Mondiale delle Chiese ha sede
a Ginevra e riunisce oltre 349 Chiese cristiane di tutte le confessioni, in rappresentanza
di 560 milioni di cristiani in 110 Paesi del mondo. (A.L.)