Nel quartiere romano di Trastevere, la tradizionale processione della “Madonna fiumarola”
“Madonna fiumarola” o “Madonna de noantri”: così, i romani chiamano, affettuosamente,
la Vergine del Carmine di Trastevere. Si tratta di una grande statua in legno raffigurante
Maria e ripescata dalle acque del Tevere nel 1535. Questa sera, alle 19.00, l’icona
della Vergine verrà portata in processione sul fiume da Trastevere a Ponte Garibaldi.
Domattina alle 6.30, una seconda processione – questa volta sulla terra ferma – la
ricondurrà nella Chiesa di Sant’Agata dove è abitualmente custodita. Isabella Piro
ne ha parlato con don Matteo Zuppi, parroco di Santa Maria in Trastevere e
commissario dell’Arciconfraternita di Maria Santissima del Carmine in Trastevere:
R. – È un’immagine
classica, non porta con sé il bambino. Poi vengono messi gli scapolari, come nella
tradizione carmelitana. C'è una devozione particolarmente forte, nel rione, ma non
solo: io vedo che vengono un po’ da tutta Roma durante l’Ottavario, a pregare nella
piccola chiesa di Sant’Agata, con la “Madonna de noantri”, come è stata chiamata di
recente. Poi, questi “noialtri”, in realtà, credo che siamo un po’ tutti noi e forse
ci aiuta a ri-interrogarci su chi sono i “nostri”. E per il Signore e per Maria, i
“nostri” sono principalmente quelli che hanno bisogno, quelli che stanno male e coloro
che ascoltano e mettono in pratica il Vangelo d’amore che il Signore ci ha annunciato.
D.
– Legata a questa Madonna c’è la Confraternita, appunto, della Madonna del Carmelo.
Quale operato svolge la Confraternita?
R. – La Confraternita del Carmelo
custodisce la devozione a Maria. Negli ultimi anni si è cercato di esprimere questo
anche con alcune scelte di solidarietà. Faccio un esempio: subito dopo il terremoto
dell’Aquila sono state organizzate alcune raccolte, perché la Confraternita diventi
anche uno strumento pratico di vicinanza a coloro che sono più feriti dalla vita o
che hanno maggiori difficoltà…
D. – Quali speranze, quali auspici i
fedeli affidano alla “Madonna fiumarola”?
R. – Soprattutto, direi, nella
sofferenza: la presenza di Maria suscita sempre una profondissima commozione perché
manifesta la vicinanza del Signore nelle difficoltà. È sempre impressionante vedere
la commozione, l’affidamento, il senso di protezione che suscita l’immagine mariana.
Che poi, cosa vuol dire? Vuol dire la vicinanza della maternità della Chiesa nella
nostra vita, e questo soprattutto nella sofferenza. Questo è importante e decisivo
in una generazione come la nostra che tante volte vive nella solitudine, e quindi
ancor più amaramente, l’incontro con il dolore.
D. – Per Lei, personalmente,
cosa rappresenta questa “Madonna fiumarola”?
R. – La devozione di tanti,
la fede di tanti che va nutrita con il Vangelo; questo senso di fiducia nell’amore
del Signore che ascolta, capisce, è partecipe della mia vita.