I vescovi del Sudan: il governo si adoperi per la pacifica convivenza tra le varie
etnie
“Un messaggio di speranza e di esortazione alla concordia nazionale”, riferisce L’Osservatore
Romano, è stato pubblicato al termine di una sessione plenaria straordinaria della
Conferenza episcopale in Sudan, svoltasi a Juba. Le prime consultazioni elettorali
multipartitiche si sono svolte, nel Paese africano, dopo un conflitto durato 20 anni
e conclusosi nel gennaio del 2005, grazie ad un accordo di pace (Comprehensive Peace
Agreement-Cpa) tra il governo centrale e l'Esercito popolare di liberazione del Sudan
(Spla), che ha riconosciuto il governo autonomo del Sudan meridionale. Le elezioni
dello scorso aprile hanno visto la riconferma al potere del presidente del Sudan,
Omar el Bashir e del presidente del governo autonomo del Sud Sudan, Salva Kiir. Le
attenzioni sono ora tutte rivolte al referendum previsto per il gennaio 2011, che
consentirebbe alla regione autonoma del Sud Sudan di ottenere l'indipendenza. Si tratterebbe
di un altro passaggio fondamentale verso la democratizzazione. Se il referendum si
concludesse con esito contrario all'indipendenza, i vescovi hanno invitato "tutte
le persone al potere a cambiare i loro cuori e a garantire un'unità che abbracci tutti,
in una giusta, libera e aperta società, dove la dignità umana di ciascun cittadino
sia salvaguardata e rispettata". “Al contrario, in caso di esito favorevole all'indipendenza,
riteniamo che sia doveroso per le persone al potere assicurare amichevoli relazioni
con il nord del Paese e una agevole e pacifica transizione". Benedetto XVI, nel discorso
del 13 marzo 2010 ai vescovi del Sudan, in visita ad Limina apostolorum, aveva già
posto in rilievo che "se la pace significa mettere radici profonde, bisogna compiere
sforzi comuni per diminuire i fattori che contribuiscono ai conflitti, in particolare
la corruzione, le tensioni etniche, l'indifferenza e l'egoismo". (C.F.)