Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della domenica
Nella 17.ma Domenica del Tempo ordinario, il Vangelo presenta il passo di Luca nel
quale i discepoli chiedono a Gesù di insegnargli a pregare. E Gesù, accogliendo la
loro richiesta, risponde:
“Quando pregate, dite: Padre, sia santificato
il tuo nome, venga il tuo regno…”
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo
il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale
alla Pontificia Università Gregoriana:
Doveva essere
qualche cosa di affascinante vedere Gesù pregare! Secondo l’evangelista Luca Gesù
fa precedere le decisioni importanti dalla preghiera, intensa, a volte per notti intere.
Per Gesù il pregare non era un mestiere o una pausa di relax, ma un dialogo misterioso
col Padre celeste. Questa volta i discepoli si spingono a chiedere apertamente di
conoscere il suo dialogo segreto, vogliono imparare questo dialogo cuore a cuore col
Padre.
Rispetto a Matteo, che riporta il Padre Nostro che siamo abituati
a recitare, Luca ha una formula più breve, ma nelle cinque domande c’è tutta la sostanza.
Infatti abbiamo la lode al nome, il desiderio del regno, la richiesta del pane quotidiano
e del perdono dei peccati, e infine l’implorazione nell’ora della tentazione.
Pregare
è un’arte, non un mestiere; non una lagna irritante, ma un dialogo fiducioso con Colui
che sappiamo che ci ama (come diceva santa Teresa): e perciò la fiducia incoraggia
anche l’insistenza. Lo insegnano le due parabole che completano il testo del Vangelo
e la vicenda di Abramo della prima lettura. Chi si sente amato dal Padre è anche audace,
senza ipocrisia e senza adulazione.