Festeggia un anno di vita il quindicinale "Vola" dell'arcidiocesi de L'Aquila, nato
dopo il terremoto del 2009
Ha da poco compiuto un anno il giornale “Vola”, quindicinale dell’arcidiocesi de L'Aquila,
nato il 13 luglio 2009, tre mesi dopo il grave terremoto che ha semidistrutto la città.
A dirigerlo è don Claudio Tracanna, responsabile dell’Ufficio Comunicazioni
Sociali dell'arcidiocesi e uno dei parroci del capoluogo abruzzese. Pochi giorni fa,
l'arcivescovo Giuseppe Molinari aveva detto di essere certo che ‘Vola’, "avendo a
cuore la verità e mettendo in rilievo il bene che nonostante tutto c’è nella città
e nella chiesa aquilana, contribuisca efficacemente alla crescita della civiltà dell’amore".
Al microfono di Fabio Colagrande, don Tracanna commenta le parole di mons.
Molinari e traccia un bilancio di 12 mesi di lavoro giornalistico:
R. - Certamente
sono parole importanti e per noi anche commoventi. L’arcivescovo è stato tra i primi
– ovviamente – ad appoggiare l’iniziativa. Questa parole sono state come un rinnovamento
di un incarico che ci aveva dato lo scorso anno, quando ci aveva chiesto di rimettere
in piedi un periodico diocesano. Allo stesso tempo, quelle parole sono state uno stimolo
per noi a continuare quel sogno nato in una tenda nelle montagne dell’aquilano e in
particolare a Lucoli, a Campo Felice. Quel sogno oggi continua.
D. -
Il giornale è nato come un giornale di condivisione e quindi all’inizio, in qualche
modo, ha fatto eco alla sofferenza dei cittadini aquilani, sempre ed ovviamente con
una nota di speranza e di positività, come è giusto che sia in un giornale diocesano…
R.
- E’ nato in un momento di frammentazione enorme e molto grave della nostra città.
E’ stato, quindi per noi, anzitutto uno strumento di comunione, oltre che ovviamente
di comunicazione. Per il futuro, oltre che favorire la comunione all’interno della
nostra chiesa e per quanto sia possibile il dialogo con la città – dove non mancano,
data la situazione, delle tensioni – vorremmo continuare a testimoniare la speranza,
soprattutto la convinzione che si può rinascere. Vogliamo, pur ricordando il dolore
e raccontando il dolore della gente, che c’è tuttora, poiché i problemi sono tantissimi,
da annunciare quel mattino, quel nuovo giorno, quella nuova città che vogliamo costruire
e che vediamo in lontananza.
D. - La Caritas diocesana racconta una
realtà che è però ancora estremamente difficile: una città che non riparte economicamente
e commercialmente, mancanza del lavoro e così via. Un periodo duro anche per voi sacerdoti...
R.
- Sì, molto pesante, seppure sia stato fatto già molto. Il terremoto c’è tutt’oggi:
c’è nelle conseguenze che ha provocato.
D. - Voi dovete dare molta speranza
alla gente, proprio perché ne ha molto bisogno. Credo che come operatori pastorali
abbiate un compito fondamentale…
R. - Cerchiamo di stare accanto alla
gente, proprio perché la protesta e le tensioni che ci sono non sfocino in qualcosa
di autodistruttivo e che possa quindi più nuocere che far bene alla nostra città.
La nostra chiesa, tramite il nostro arcivescovo, ha da sempre appoggiato tutte le
legittime richieste della popolazione e dei comitati. E questo perché vogliamo dimostrare
questa vicinanza e vogliamo essere realmente vicini alla nostra gente per aiutarli
a non cadere nella disperazione. (Montaggio a cura di Maria Brigini)