2010-07-24 15:01:45

Decine di migliaia di chierichetti europei si preparano a incontrare il Papa il 3 e il 4 agosto. Intervista con mons. Frisina


“Voi, come i dodici Apostoli, aiuterete Gesù a distribuire quel Pane nelle diverse situazioni della vita”. È uno dei pensieri del Papa sul servizio offerto dai ministranti, più comunemente conosciuti come chierichetti. Tra pochi giorni, il 3 e 4 agosto, a decine di migliaia s’incontreranno a Roma per il decimo pellegrinaggio europeo, promosso dal Coetus internationalis ministrantium. L’evento si realizza ogni quattro anni e vede la presenza di giovani provenienti da 12 nazioni europee, 44 mila solo dalla Germania. Mons. Marco Frisina, direttore dell’Ufficio liturgico del vicariato di Roma, parla della preparazione al pellegrinaggio al microfono di Carla Ferraro:RealAudioMP3

R. – I ragazzi sono stati non solo preparati spiritualmente ma anche, in qualche modo, liturgicamente a questo incontro. Sono stati preparati anche dei canti, dei momenti spettacolari che possono coinvolgere questi piccoli e preziosi collaboratori nella liturgia. Quindi, sarà sicuramente un momento di grande gioia e anche, credo, di grande preghiera.

D. - In un’Europa sempre più segnata da una dilagante scristianizzazione, che tipo di testimonianza offrono oggi i giovani?

R. - Io credo che come sempre i giovani di ogni generazione hanno bisogno di stimoli forti e allo stesso tempo autentici. Una preghiera intensa, una testimonianza vera, un coinvolgimento di livello profondo, perché i giovani fuggono le cose finte, false, esteriori, ma vogliono cose vere, interiori, entusiasmanti. Quindi, spero che questo segnale che viene proprio dalle nazioni che hanno forse maggior bisogno di essere stimolate, riscaldate dalla testimonianza cristiana sia un segnale di speranza.

D. – Che significato assume per i ministranti il prossimo incontro con il Papa?

R. – Innanzitutto, essendo la maggioranza bambini, credo sarà un’esperienza fortissima perché l’incontro con il Santo Padre diventerà un evento che non dimenticheranno, che coglierà profondamente la loro sensibilità e anche un’occasione grande per ascoltare una parola forte che dia luce anche al loro ministero. Non dimentichiamo che questi giovanissimi sono dei veri collaboratori nella liturgia, quindi possono essere coscienti nella loro giovane età della ricchezza, della preziosità del loro servizio.

D. – L’amicizia è un valore a cui i giovani conferiscono in ogni tempo grande importanza. Che significato danno i chierichetti all’amicizia con Gesù?

R. – Per chi sta vicino all’altare, come fanno questi ministranti, l’amicizia con Gesù diventa proprio naturale e credo fondamentale, ovvero sia sentirsi coinvolti con Gesù nella preghiera della Chiesa. Credo che bisognerebbe proprio valorizzare i ministranti a questo livello, far sentire loro che in questo servizio loro collaborano con il sacerdote, ma direi di più: che collaborano con Gesù in questa offerta d’amore. Compiendo il loro servizio, loro si uniscono, si metteno alla sequela del sacerdote. Poi, soprattutto, diventano anche un testimonianza viva di fede di servizio per i loro coetanei e per l’intero popolo di Dio. L’amicizia con Gesù diventa quindi collaborazione.







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