Decine di migliaia di chierichetti europei si preparano a incontrare il Papa il 3
e il 4 agosto. Intervista con mons. Frisina
“Voi, come i dodici Apostoli, aiuterete Gesù a distribuire quel Pane nelle diverse
situazioni della vita”. È uno dei pensieri del Papa sul servizio offerto dai ministranti,
più comunemente conosciuti come chierichetti. Tra pochi giorni, il 3 e 4 agosto, a
decine di migliaia s’incontreranno a Roma per il decimo pellegrinaggio europeo, promosso
dal Coetus internationalis ministrantium. L’evento si realizza ogni quattro
anni e vede la presenza di giovani provenienti da 12 nazioni europee, 44 mila solo
dalla Germania. Mons. Marco Frisina, direttore dell’Ufficio liturgico del vicariato
di Roma, parla della preparazione al pellegrinaggio al microfono di Carla Ferraro:
R. – I ragazzi
sono stati non solo preparati spiritualmente ma anche, in qualche modo, liturgicamente
a questo incontro. Sono stati preparati anche dei canti, dei momenti spettacolari
che possono coinvolgere questi piccoli e preziosi collaboratori nella liturgia. Quindi,
sarà sicuramente un momento di grande gioia e anche, credo, di grande preghiera.
D.
- In un’Europa sempre più segnata da una dilagante scristianizzazione, che tipo di
testimonianza offrono oggi i giovani?
R. - Io credo che come sempre
i giovani di ogni generazione hanno bisogno di stimoli forti e allo stesso tempo autentici.
Una preghiera intensa, una testimonianza vera, un coinvolgimento di livello profondo,
perché i giovani fuggono le cose finte, false, esteriori, ma vogliono cose vere, interiori,
entusiasmanti. Quindi, spero che questo segnale che viene proprio dalle nazioni che
hanno forse maggior bisogno di essere stimolate, riscaldate dalla testimonianza cristiana
sia un segnale di speranza.
D. – Che significato assume per i ministranti
il prossimo incontro con il Papa?
R. – Innanzitutto, essendo la maggioranza
bambini, credo sarà un’esperienza fortissima perché l’incontro con il Santo Padre
diventerà un evento che non dimenticheranno, che coglierà profondamente la loro sensibilità
e anche un’occasione grande per ascoltare una parola forte che dia luce anche al loro
ministero. Non dimentichiamo che questi giovanissimi sono dei veri collaboratori nella
liturgia, quindi possono essere coscienti nella loro giovane età della ricchezza,
della preziosità del loro servizio.
D. – L’amicizia è un valore a cui
i giovani conferiscono in ogni tempo grande importanza. Che significato danno i chierichetti
all’amicizia con Gesù?
R. – Per chi sta vicino all’altare, come fanno
questi ministranti, l’amicizia con Gesù diventa proprio naturale e credo fondamentale,
ovvero sia sentirsi coinvolti con Gesù nella preghiera della Chiesa. Credo che bisognerebbe
proprio valorizzare i ministranti a questo livello, far sentire loro che in questo
servizio loro collaborano con il sacerdote, ma direi di più: che collaborano con Gesù
in questa offerta d’amore. Compiendo il loro servizio, loro si uniscono, si metteno
alla sequela del sacerdote. Poi, soprattutto, diventano anche un testimonianza viva
di fede di servizio per i loro coetanei e per l’intero popolo di Dio. L’amicizia con
Gesù diventa quindi collaborazione.