Mons. Toso sulla Giornata Mondiale della Pace: senza libertà religiosa, la politica
si ergerebbe a valore assoluto
La Giornata Mondiale per la Pace del 2011, che si celebrerà il prossimo primo gennaio,
porrà l’accento sulla libertà religiosa. Il tema scelto da Benedetto XVI - “Libertà
religiosa, via per la pace” - esorta a riflettere sugli effetti della discriminazione
nei confronti di chi professa la propria fede. Nel mondo, sono molte le aree in cui
persistono forme di limitazione a questa libertà, sia dove le comunità di credenti
sono una minoranza, sia dove le comunità di fedeli, pur non essendo una minoranza,
subiscono forme di marginalizzazione nella partecipazione alla vita pubblica civile
e politica. Sul senso della Giornata Mondiale per la Pace, che dal 1968 si celebra
il primo giorno di ogni anno, ascoltiamo al microfono di Luca Collodi il segretario
del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, mons. Mario Toso:
R. – Con
Paolo VI, si volle questa Giornata per invitare i responsabili delle Nazioni e gli
uomini di buona volontà a costruire una nuova società, un mondo più giusto, dove tutte
le persone e tutti i popoli possano trovare un ambiente in cui sviluppare in pienezza
la loro umanità. Questo, evidentemente, viene fatto non in maniera formale quanto,
piuttosto, come indicazione di un compito. Per Paolo VI, la prospettiva era quella
della civiltà dell’amore. Con Benedetto XVI, la prospettiva è sempre la stessa ma
maggiormente specificata in termini di fraternità.
D. – La mancanza
di libertà religiosa nel mondo perché preoccupa così tanto la Chiesa?
R.
– Per almeno tre ragioni fondamentali. Perché quando non c’è la libertà religiosa,
in sostanza, vengono meno tutte le altre libertà. Per la Dottrina sociale della Chiesa,
la libertà religiosa è fonte e sintesi di tutte le altre libertà e pertanto, quando
non c’è la libertà religiosa, sono a rischio tutte le altre libertà e i diritti dell’uomo.
Un’altra ragione è la seguente: non realizzando la libertà religiosa, in sostanza,
si comprime la dignità della persona umana, la dignità dei popoli, perché la libertà
religiosa è strettamente congiunta alla dignità della persona. Un’altra ragione è
questa: senza libertà, le stesse comunità civili, le stesse società politiche sono
prive di condizioni che consentono loro di raggiungere la propria pienezza umana.
D.
– Sembra un paradosso, ma dove c’è libertà religiosa la fede viene messa in secondo
piano, spesso respinta nel privato dell’uomo...
R. – L’emarginazione
della fede nella vita privata non dipende tanto dalla libertà religiosa. Dipende piuttosto
da fenomeni concomitanti, quali ad esempio il laicismo, il secolarismo esasperato
che vorrebbe deprezzare la libertà religiosa e che, anzi, vorrebbe eliminarla, negarla.
Se questo avvenisse, succederebbe che a causa del laicismo, che sottovaluta la dimensione
di trascendenza della persona umana, la politica si assurgerebbe, in molti casi, a
valore assoluto, verrebbe ad equipararsi a Dio. Quindi, si presenterebbe con un volto
di protervia, con volontà di potenza.
D. – Perché la libertà religiosa
é importante per il mantenimento della pace nel mondo?
R. – Vi è un
nesso stretto. La libertà religiosa consente di ordinare la vita morale delle persone
e delle società, consente di trovare una gerarchia tra i beni che costituiscono la
pienezza umana sia dei singoli come delle comunità. Questo consente un più facile
ordine sociale, un ordine pacifico.
D. – Quanto è importante la libertà
religiosa per l’impegno civile dei credenti?
R. – La libertà religiosa
è a fondamento dell’impegno civile del credente. Essa sorregge, alimenta l’impegno
morale del cittadino e pertanto deve essere considerata come un elemento imprescindibile
dell’impegno civile e della civiltà dei popoli.