Stati Uniti: parte la riforma finanziaria voluta da Obama
Negli Stati Uniti, è scattata a tutti gli effetti la riforma della finanza firmata
ieri dal presidente, Barack Obama, mentre il numero uno della Federal Reserve, Ben
Bernanke, avverte che le prospettive dell'economia americana restano incerte: la Banca
centrale, comunque, è pronta a garantire ulteriori misure di stimolo. Da New York,
Elena Molinari:
“La riforma
finanziaria fornirà certezze a banchieri, uomini d’affari e consumatori”. Così ha
detto ieri Barack Obama, firmando la legge di riforma del sistema finanziario americano,
la più ampia approvata dagli anni Trenta, con la promessa che gli americani non dovranno
più pagare per gli errori di Wall Street. Alla cerimonia, il presidente degli Usa
ha infatti ribadito che non ci saranno più salvataggi finanziari dai contribuenti
e che se una grossa istituzione finanziaria dovesse crollare, la nuova legge consentirà
di liquidarla senza minacciare l’economia. Obama ha però riconosciuto che ci vorranno
alcuni aggiustamenti per adattare il sistema finanziario ai cambiamenti. La norma
rende più severe le regole per concedere mutui e prestiti, costringe le istituzioni
finanziarie a più trasparenza e crea un’agenzia per la protezione dei consumatori.
Wall Street l’aveva fortemente osteggiata e i democratici la considerano una vittoria
politica.
Usa, Marea Nera Bp ha espresso ottimismo oggi circa
la possibilità di arrivare ''presto'' a una soluzione definitiva per fermare la marea
nera, alla luce delle risposte positive che continuano ad arrivare dal test sulla
chiusura della falla sottomarina. Intanto, quattro colossi petroliferi americani hanno
annunciato la decisione di stanziare 250 milioni di dollari, pari a 195 milioni di
euro per rispondere a future emergenze come quella della marea nera. L’obiettivo è
creare un'organizzazione senza scopo di lucro pronta a intervenire in caso di fuoriuscite
di greggio da pozzi sottomarini.
Cina, marea nera E' stato completamente
riparato l'oleodotto del porto cinese di Dalian, che ha causato la più grande fuoriuscita
di petrolio mai registrata in Cina. Le autorità locali hanno deciso di riaprire parzialmente
alle operazioni navali del porto. Secondo i media cinesi, si devono ancora pulire
430 chilometri quadrati di mare inquinati, che minacciano l'ecosistema. La pesca nell'acqua
intorno a Dalian è stata vietata fino alla fine di agosto, mentre militari, pompieri
e volontari, oltre ai pescatori locali, continuano a partecipare alle operazioni di
raccolta del greggio.
Corea del Nord All’indomani dell’annuncio
delle nuove sanzioni unilaterali alla Corea del Nord da parte del segretario di Stato
Usa, Hillary Clinton, il regime di Pyongyang passa al contrattacco parlando di “una
grande minaccia per la pace e la sicurezza della penisola”. Il servizio di Marco
Guerra:
Dopo l’annuncio
delle nuove sanzioni e delle manovre militari congiunte di Stati Uniti e Corea del
Sud nel Mar del Giappone, non si è fatta attendere la risposta del regime di Pyongyang
che, attraverso il suo portavoce al vertice dell’Asean in corso ad Hanoi, ha definito
l’esercitazione in programma per domenica “una grande minaccia non solo per la pace
e la sicurezza della penisola coreana, ma anche per la pace e la sicurezza globali”.
Dalla capitale vietnamita, il portavoce ha inoltre affermato che le nuove sanzioni
decise per l'affondamento di una corvetta sudcoreana, in cui morirono 46 marinai,
“violano” la dichiarazione del 9 luglio del Consiglio di sicurezza dell'Onu. In quel
documento, si chiedevano “azioni appropriate e pacifiche” contro i responsabili, ma
non s’indicava un colpevole. Per la Corea del nord, ha proseguito l’esponente del
governo comunista, “le sanzioni sono la chiara espressione dell'estensione di una
politica ostile”. Il portavoce sembra tuttavia lasciare ancora qualche margine per
il ritorno al tavolo delle trattative: “Se gli Stati Uniti sono davvero interessati
alla denuclearizzazione della penisola coreana - ha detto in conclusione - devono
essere i primi a creare un'atmosfera di dialogo”. Prima però bisognerà superare anche
le resistenze di Seul, secondo cui nessun nuovo incontro sarà possibile senza le scuse
ufficiali per l’affondamento dell’imbarcazione della sua Marina militare.
Cina,
in arrivo il tifone Chantu Sulla costa meridionale della Cina è atteso "Chantu",
il terzo tifone della regione che colpirà la città costiera di Wuchuan, nel sud della
provincia di Guangdon. Secondo cifre fornite dall’esecutivo di Pechino, le piogge
torrenziali e le alluvioni verificatesi quest’anno hanno sinora provocato la morte
di 700 persone, mentre 347 sono ancora disperse. Il nuovo tifone colpirà con venti
fino 126 km/h e forti precipitazioni anche la provincia dell’isola di Hainan e la
regione Guangxi. “La situazione è grave”, ha dichiarato il governo cinese, che sta
chiedendo alle autorità locali di incrementare gli sforzi per arginare le alluvioni.
Il ministro degli Affari cinesi ha fatto sapere che tre milioni di persone sono state
evacuate e che sono stati cancellati 16 voli dall’aeroporto di Haiko.
Afghanistan Ancora
violenza in Afghanistan. Ieri, tre soldati del contingente internazionale sono morti
in due distinti attacchi. Si tratta di due britannici uccisi in un agguato degli insorti
e di un danese investito dallo scoppio di un ordigno al passaggio del convoglio sul
quale viaggiava. Solo due giorni fa, i Paesi donatori, riuniti a Kabul per Conferenza
internazionale sull’Afghanistan, hanno fissato per il 2014 il passaggio della responsabilità
della sicurezza alle autorità di Kabul. Intanto, il presidente del parlamento iraniano,
Ali Larijani, ha detto che l’Afghanistan sarà il nuovo Vietnam degli Stati Uniti,
tornando inoltre a criticare le nuove sanzioni imposte a Teheran dal Consiglio di
sicurezza delle Nazioni Unite.
Libano Il Libano presenterà un reclamo
al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite contro Israele per le reti di spionaggio
scoperte nell'ultimo anno all'interno del proprio Paese a favore dello Stato ebraico.
Lo ha annunciato il ministro dell'Informazione libanese, Tarèq Mitri, sottolineando
che le reti di spionaggio costituiscono una violazione della risoluzione Onu 1701,
che nell'estate del 2006 ha posto fine ai 34 giorni di guerra in Libano tra i miliziani
sciiti di Hezbollah e Israele.
Raid israeliano a Gaza: due morti Due
palestinesi sono stati uccisi e altri nove rimasti feriti in un attacco israeliano
vicino a Beit Hanoun, nel nord della Striscia di Gaza. Tra i feriti ci sono due bambini.
L’esercito israeliano ha affermato di aver sparato contro un gruppo di miliziani che
stava per lanciare razzi contro il territorio dello Stato ebraico. Hamas ha intanto
identificato fra i morti almeno un membro del suo gruppo armato.
Elezioni
in BurundiElezioni legislative, domani in Burundi, boicottate dai principali partiti
dell’opposizione. Favorita la formazione del presidente, Pierre Nkurunziza. L’opposizione
burundese da tempo denuncia una forte repressione da parte delle autorità di Bujimbura
con arresti indiscriminati. Per il governo, si tratta di persone coinvolte nell’organizzazione
di sabotaggi. Il Paese è uscito nel 2006 da una decennale guerra civile.
Somalia
In Somalia, è salito a 50 il numero delle vittime e oltre un centinaio sono i
feriti provocati dai pesanti combattimenti avvenuti a Mogadiscio negli ultimi giorni
tra forze governative e l’Unione di pace africana (Amisom), da una parte, e i ribelli
Shabaab, dall'altra. Particolarmente critica la situazione nei quartieri settentrionali
della capitale somala, dove si sono verificati gli scontri più sanguinosi delle ultime
settimane. Ma anche nella zona meridionale della città infuriano i combattimenti.
Secondo fonti on-line (Mareeg.com), l'esplosione di una mina ha causato la morte di
un soldato delle truppe governative e il ferimento di cinque civili.
Sudan Il
presidente sudanese, Omar el-Bashir, è tornato a sfidare la comunità internazionale
con una visita da ieri in Ciad. Il viaggio giunge a pochi giorni dal secondo mandato
di cattura a suo carico da parte della Corte penale internazionale, che lo ha formalmente
accusato di genocidio in relazione a crimini commessi durante la guerra civile in
Darfur.
Yemen Nello Yemen non accenna a placarsi il livello dello
scontro tra i ribelli integralisti e le truppe governative. Almeno cinque soldati
sono stati uccisi stamani in un agguato nel sud del Paese. Secondo fonti della sicurezza
yemenita, i militanti di Al Qaida hanno attaccato un veicolo di pattuglia. Iniziata
la caccia all’uomo contro gli assalitori, fuggiti nelle montagne vicine.
Pakistan In
Pakistan, decine di persone sono state uccise dalle piogge monsoniche. Da ieri, il
maltempo ha distrutto case e strade e inondato interi quartieri cittadini. L'Ufficio
metereologico ha registrato a Lahore un record di quasi un metro di pioggia nelle
ultime 24 ore e prevede una continuazione del maltempo per i prossimi giorni.
Il
Brasile ha approvato lo Statuto di eguaglianza razziale Dopo sette anni di
dibattiti al congresso di Brasilia, il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula, ha
dato ieri la sanzione definitiva all’approvazione dello Statuto di eguaglianza razziale.
Nel Paese latinoamericano, sono considerati di colore 90 milioni dei 170 milioni di
abitanti. Alla luce di questo dato, lo Statuto concede garanzie ai neri brasiliani
e instaura una serie di politiche pubbliche per valorizzare i brasiliani di origine
africana e la loro cultura. Tra le iniziative promosse dalla normativa, l’insegnamento
della storia e della cultura dell’Africa e quelle della popolazione nera brasiliana
nelle scuole pubbliche e private del Paese.
Kosovo C’è grande attesa
per il parere che sarà reso pubblico oggi pomeriggio dalla Corte di giustizia dell’Aja,
sulla conformità al diritto internazionale della proclamazione unilaterale di indipendenza
del Kosovo nei confronti della Serbia, risalente al 2008. Belgrado, che assieme a
Russia, Cina e cinque a paesi dell’Ue rifiuta il riconoscimento, si dice disponibile
ad un progetto di risoluzione equilibrato concordato con l’Onu. Sull’altro fronte
Pristina, che spera in una decisione in armonia con gli interessi del popolo. Ma,
visto che il parere de l’Aja non sarà vincolante, gli analisti temono un pronunciamento
ambiguo che eviti scomodi precedenti.
Il parlamento turco approva la legge
che riduce le pene per i minori Questa mattina, il parlamento turco ha approvato
una legge che riduce le pene per i minori accusati di reati connessi ad attività terroristiche
e di fatto riforma una legislazione che non era conforme agli standard dell’Unione
europea. In base alla nuova normativa, i minori che prendono parte a manifestazioni
di protesta a favore del separatista Partito dei lavoratori del Kurdistan, tirando
pietre contro le forze dell’ordine, non saranno più incriminati “per attività terroristiche”
e saranno giudicati da appositi tribunali per minori e non da tribunali penali. Nei
giorni scorsi, l’Ue aveva sollecitato Ankara a riformare il proprio sistema di giustizia
minorile. In base a recenti dati Unicef, nel corso degli ultimi anni, oltre 340 minori
sono stati condannati a pesanti pene carcerarie e nel 2006 sono stati arrestati circa
304 minori. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Elisa Castelucci)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 203
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del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.