Nepal: i cristiani pronti a impegnarsi in politica per il bene del Paese
“È giunto il momento per i cristiani del Nepal di impegnarsi in modo attivo nella
politica, per far sentire la nostra voce e le nostre preoccupazioni”: così mons. Anthony
Sharma, vescovo di Kathmandu, capitale del Nepal, esorta la popolazione a mettersi
in gioco all’interno delle istituzioni per mettere fine alla situazione di stallo
economico e politico che affligge il Paese dal 30 giugno scorso, quando il Primo ministro
Madhav Kumar Nepal ha dato le dimissioni. Da allora il Nepal è senza un governo. Sharma
è il primo prelato cattolico a risiedere in Nepal: è stato nominato vescovo nel 2007,
dopo la caduta della monarchia indù e la proclamazione dello Stato laico nel 2006,
seguita a dieci anni di guerra civile tra maoisti ed esercito. Il presule racconta
ad Asianews come, all’epoca, il governo non permettesse ai cattolici di operare come
missionari e riferisce di aver dovuto addirittura cambiare il proprio nome di battesimo
cristiano nella traslitterazione nepalese “Amulya”. Oggi la libertà religiosa conquistata
è minacciata, però, dall’estremismo indù: “Continueremo il nostro servizio sia in
uno Stato secolare che in un nuovo Stato indù – ha dichiarato – non abbiamo mai tentato
di convertire nessuno con l’indottrinamento nelle scuole o con altri metodi. La nostra
missione è quella di servire i bisogni delle persone, perché la conversione è frutto
della grazia di Dio”. La Chiesa cattolica nepalese è molto attiva nel campo dell’educazione:
gestisce 31 istituti scolastici attraverso 65 sacerdoti, 17 religiosi e 160 suore.
(R.B.)