Il pellegrinaggio della diocesi di Macerata in Cina sulle orme di Matteo Ricci
“Abbiamo sentito vicino e presente padre Matteo Ricci nel momento in cui ringraziavamo
quel Signore del Cielo per il quale lo stesso missionario ha speso tutta la sua vita
e si è fatto cinese tra i cinesi”: così il vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia,
Claudio Giuliodori, a capo della delegazione diocesana di 200 persone, scrive nell’editoriale
pubblicato sul prossimo numero del settimanale diocesano “Emmaus” riguardo al pellegrinaggio
effettuato in Cina dal 4 al 14 luglio scorsi, sulle orme del missionario gesuita Matteo
Ricci, che era di origine marchigiana. Il culmine dell’itinerario, riporta il quotidiano
Avvenire, è stato proprio la visita a Pechino alla tomba del religioso, primo occidentale
a ottenere il privilegio di essere sepolto nella capitale cinese, e dove è stata celebrata
una Messa: “Un fremito di commozione profonda”, così il presule descrive il momento
più importante dei dieci giorni in cui i fedeli hanno potuto ripercorrere le tappe
del missionario nel "Celeste Impero". In collaborazione con l’Opera romana pellegrinaggi,
infatti, i pellegrini hanno viaggiato dalla modernità di Hong Kong all’ex colonia
portoghese di Macao dove sono le rovine della cattedrale di San Paolo, per poi spostarsi
a Canton e a Shanghai, sede dell’Expo, e a Xi’An, partenza dell’antica Via della Seta.
Infine, l’arrivo a Pechino, dove Matteo Ricci fu accolto alla corte dell'imperatore
Wanlì della dinastia Ming e dove morì l’11 maggio 1610. Il viaggio si è concluso con
una visita alla Grande Muraglia. (R.B.)