India: la Chiesa appoggia la decisione del governo di non ostacolare la crescita demografica
La Chiesa indiana, attraverso il presidente della Commissione episcopale per la Famiglia,
mons. Angelo Gracias, plaude alla decisione del governo federale di non seguire il
modello della Cina e di non adottare, dunque, alcun metodo coercitivo per il controllo
delle nascite. In India, specifica l'agenzia Asianews, la crescita demografica avanza
al ritmo dell’1,5% l’anno, come in Cina negli anni Settanta, quando il governo maoista
promulgò la famigerata legge che obbliga le coppie ad avere un solo figlio, due nelle
zone rurali. A 30 anni di distanza gli effetti sono terribili: i maschi, tradizionalmente
preferiti alle femmine, sono cento milioni in più e fanno fatica a sposarsi, mentre
la popolazione invecchia. In India la popolazione attuale si aggira su 1.2 miliardi
di persone e si stima che entro il 2050 supererà quella cinese. Nonostante l’annuncio
del ministro della Salute, Ghulam Nabi Azad, contro l’uso della forza, da tempo nel
Paese si pratica una serie di misure per evitare aborti selettivi e interruzioni di
gravidanza. “La Chiesa è sempre accanto a quei genitori che decidono di tenere i figli
che arrivano – ricorda mons. Gracias – lo Stato può fissare le linee-guida, ma non
il numero giusto di figli per famiglia”. Il presule, inoltre, suggerisce alcune riflessioni:
innanzitutto come la teoria apocalittica lanciata nel 1798 da Thomas Malthus sull’imminente
fine del cibo in un mondo sempre più popoloso, dalla quale derivano le politiche contrarie
alla famiglia, sia stata smentita dalla storia; poi si domanda quand’è che un Paese
può definirsi sovrappopolato. “È difficile rispondere”, ha detto sottolineando la
correlazione tra crescita economica e crescita della popolazione: negli Stati più
sviluppati, infatti, il tasso di natalità è molto basso, ma per evitare questo “inverno
demografico” bisogna rilanciare lo sviluppo, non tagliare la popolazione. (R.B.)