Dipinto murale bizantino ritrovato nella Basilica romana di Santa Sabina
Nella Basilica romana di Santa Sabina, sull’Aventino, è stato scoperto uno straordinario
dipinto murale bizantino del VII secolo. L’individuazione dell’affresco, presente
sotto l’intonaco dell’atrio porticato della chiesa, ha avuto luogo nel corso dei lavori
di restauro che i Padri domenicani stanno portando avanti all’intero complesso monumentale
paleocristiano e al convento. Sul prezioso rinvenimento Antonella Palermo
ha intervistato Manuela Giannandrea, docente di Storia dell’Arte Medievale
all’Università La Sapienza, che ha partecipato ieri alla presentazione del dipinto:
R. - L’affresco
è un grande pannello votivo, poiché si trova a circa quattro metri da terra, alla
destra della famosa porta lignea di Santa Sabina, ed ha delle dimensioni piuttosto
ampie: si tratta di circa quattro metri per tre metri e quindi è un vero e proprio
pannello votivo molto ampio. Il pannello raffigura al centro la Vergine con il Bambino,
racchiuso all’interno di una mandorla; alla sua destra e alla sua sinistra Pietro
e Paolo, seguono poi due sante e probabilmente - visto che siamo nella Basilica di
Santa Sabina - una è la titolare della Basilica e l’altra Serafia, l’ancella che,
secondo la Passio, convertita da Sabina al cristianesimo, sarebbe stata martirizzata
prima di lei; compaiono poi queste figure interessantissima che sono tre personaggi
maschili con il nimbo quadrato e quindi viventi, secondo quello che ci insegna l’iconografia
medievale. Due di questi, alla sinistra della Vergine, sono identificati da una iscrizione
“L’arcipresbitero Teodoro e il presbitero Giorgio”, che realizzano questo pannello
votivo, dopo essere stati al Concilio di Costantinopoli del 680.
D.
– E’ stata messa in evidenza la straordinarietà del linguaggio stilistico di questo
dipinto. Pare che esso sia naturalistico e monumentale allo stesso tempo: cosa vuol
dire?
R. - Noi siamo un po’ abituati, anche se banalmente, a definire
la pittura altomedievale e quella bizantina con gli stereotipi di piatta, di bidimensionale,
di ieratica. In realtà la pittura medievale orientale ed occidentale è molto più ricca
di sfaccettature e questo dipinto ce lo dimostra: se guardiamo Pietro e Paolo, hanno
una immagine volumetrica, piena e i corpi si riconoscono, sono saldi sotto i vestiti;
il volto della Vergine è estremamente dolce, morbido in queste lumeggiature. Sono
dei personaggi realmente vivi e in questo senso possiamo dire che sono classici, monumentali,
solenni, naturalistici e imitano la realtà nelle loro forme fisiche.
D.
- E’ stata ripetuta da più parti che l’importanza di questo affresco sta anche nella
sua databilità. Perché professoressa?
R. - Perché nel panorama artistico
medievale - sia orientale che occidentale - noi possediamo pochissime testimonianze
pittoriche: trovarne quindi una altomedievale e poterla datare, come siamo riusciti
a fare, tra la fine del VII secolo dopo Cristo e il principio dell’VIII è naturalmente
qualcosa di straordinario. E’ veramente esiguo il panorama pittorico di questo periodo.
Sulla
rilevanza di questo ritrovamento ascoltiamo il rettore della Basilica di Santa Sabina,
il padre domenicano Francesco Ricci:
R. - Certamente la scoperta
di questo affresco altomedievale, ritrovato nel nartece della Basilica, ha una rilevanza
che non ci attendevamo. E questo sia per gli storici dell’arte, sia per i professori
di storia dell’arte che stanno facendo notare come questo affresco sia importante
proprio per la sua databilità, perché ci sono dei personaggi riconoscibili, ci sono
dei personaggi riportati nelle storie ecclesiastiche; così come dal punto di vista
iconografico pare sia importante, perché segna il passaggio dell’aureola da quadrata
a tonda. Naturalmente ci sono poi tante versioni che non è mio compito spiegare. Per
noi è solo una grande gioia vedere come questo complesso monumentale ritrovi il suo
antico splendore. Noi domenicani siamo qui ormai da circa 800 anni e, quindi, la vita
dei domenicani si fonde con la vita di questo complesso monumentale, qui a Santa Sabina.
(Montaggi a cura di Maria Brigini)