Sud Corea: sì della Chiesa al codice governativo sul fine vita
Autorizzare la sospensione dei trattamenti terminali quando lo richieda esplicitamente
il paziente in fin di vita e previo via libera di una commissione etica dell’ospedale
in cui è ricoverato. Sono le raccomandazioni di una speciale commissione mista di
studio incaricata dal Ministero della Sanità sud-coreano di elaborare una sorta di
codice di comportamento per i trattamenti di fine vita. Alla consultazione – riferisce
l’agenzia Ucan - hanno partecipato esperti di diritto, medici e rappresentanti di
diversi gruppi religiosi. In pratica, la Commissione ha concluso che il trattamento
terminale, comprendente la rianimazione del cuore e dei polmoni e la ventilazione
artificiale, possa essere sospeso su richiesta scritta del paziente. La decisione
finale spetterebbe in ogni caso a un’apposita commissione etica interna della struttura
ospedaliera. Prevista anche l’istituzione di una Commissione di etica governativa.
Al codice di condotta, che non ha peraltro valore vincolante, ha dato il suo assenso
la Chiesa sud-coreana che ha partecipato alla consultazione con un proprio rappresentante,
il professor Thomas Aquinas Chin Kyo-hun dell’Università nazionale di Seoul . Le raccomandazioni,
infatti, sono in linea con la Dichiarazione sull’eutanasia pubblicata nel 1980 dalla
Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede, in particolare nella parte dedicata
all’uso proporzionato dei mezzi terapeutici: “Nell’imminenza di una morte inevitabile
nonostante i mezzi usati - si legge tra l’altro nel documento - è lecito in coscienza
prendere la decisione di rinunciare a trattamenti che procurerebbero soltanto un prolungamento
precario e penoso della vita, senza tuttavia interrompere le cure normali dovute all’ammalato
in simili casi. Perciò il medico non ha motivo di angustiarsi, quasi che non avesse
prestato assistenza ad una persona in pericolo”. (L.Z.)