Messico: l'ombra dei narcotrafficanti dietro la strage di Torreón
Sale la tensione in Messico, dopo l’ennesima fine settimana di sangue per la guerra
in corso tra narcotrafficanti. Un commando armato ha ucciso almeno 17 persone a Torreón,
capitale dello Stato di Coahuila, durante una festa organizzata da un gruppo di giovani.
Secondo le prime ricostruzioni sulla dinamica dei fatti, l'attacco sarebbe da ricondurre
ai narcotrafficanti anche per le armi pesanti utilizzate nel blitz. Soltanto venerdì
scorso a Ciudad Juarez, ritenuta una delle località più pericolose del mondo, un'autobomba
aveva ucciso quattro persone. Ce ne parla Jorge Gutierrez, corrispondente da
Roma dell’emittente messicana Radio Centro, intervistato da Giada Aquilino: R. – La zona
dell’ultimo attacco è quella di Torreón, una località del centro-nord del Messico.
Una città molto industriale, in mezzo al deserto. Questi omicidi si inscrivono nella
guerra che hanno intrapreso i narcos da parecchio tempo per il controllo del territorio.
D.
– I dati ufficiali riferiscono che dall’inizio del 2010 sono già oltre sette mila
i morti a causa di sparatorie e attentati legati al narcotraffico. C’è una resa dei
conti tra bande criminali?
R. – C’è una resa dei conti fortissima, perché
si tratta di un affare di miliardi di dollari che, ovviamente, tutti vogliono controllare
e in un Paese come il Messico così vicino agli Stati Uniti – che sono il principale
consumatore di droga - l’affare è rotondo. I narcos hanno sicuramente degli appoggi
importanti per far transitare la droga dove vogliono.
D. – Qual è la
linea del presidente Calderón al riguardo?
R. – La linea è stata quella
di contrastare con forza i narcos. All’inizio ha inviato l’esercito e adesso, da quando
sono stati uccisi due funzionari del consolato americano che lavoravano alla frontiera,
anche l’antidroga statunitense sta lavorando insieme alle autorità messicane. Il problema,
però, è alquanto complesso e non si può risolvere da un giorno all’altro, perché la
droga non viene prodotta in Messico ma viene dal Sud America, anche se il Messico
è il ponte per gli Stati Uniti. Credo che si dovrà coinvolgere molto la società civile
per far sì che denunci eventuali narcos conosciuti - perché la gente sicuramente conosce
parte di queste persone - e per combattere questo cancro terribile che sta veramente
mettendo in ginocchio il Messico.