I vescovi centroamericani per una riforma migratoria
Ieri, nella sua consueta conferenza stampa dopo la Messa della domenica, mons. Luis
Escobar Alas, arcivescovo di San Salvador, ha annunciato che nel mese di novembre
i vescovi dell’America centrale, s’incontreranno per trovare una posizione comune
sulla politica delle migrazioni che porti a una rapida e profonda riforma migratoria
negli Stati Uniti. Tale riforma verrebbe incontro a migliaia di situazioni drammatiche
che in questo Paese affliggono soprattutto centroamericani e messicani. Con ogni probabilità,
ha spiegato l’arcivescovo, sarà indirizzata una lettera ai vescovi statunitensi impegnati
da molti anni nel tradurre in realtà questa esigenza, avvertita da più parti, e si
scriverà anche alle autorità: al presidente Obama e alle Camere del Congresso Usa.
Secondo il presule, l’esigenza di questa riforma deriva in parte dal recente strumento
conosciuto come ‘Legge Arizona’, “contraria a più elementari diritti della persona
e soprattutto razzista, cosa che contrasta con una grande democrazia come quella statunitense”.
Questa legge è stata contestata già dal presidente Barack Obama, che lo scorso 6 luglio
ha chiesto che non fosse applicata, in attesa di giudizio di costituzionalità. Secondo
la stampa locale, sono in preparazione diverse richieste di nullità da parte della
Casa Bianca e di numerose associazioni di volontariato, religiose e sociali. Nel caso
del Salvador, la questione è molto sentita perché dei 2,8 milioni di salvadoregni
residenti all’estero, quasi tutti per motivi di lavoro o coesione familiare, almeno
2,5 si trovano attualmente negli Stati Uniti e molti in Arizona, Stato in cui il
governatore Jan Brewer ha fatto approvare la discussa legge che, tra l’atro, autorizza
l’arresto per il solo sospetto di essere un straniero senza permesso di residenza.
Va ricordato, come ha fatto mons. Escobar Alas, che questi cittadini salvadoregni
con le loro rimesse, che nel 2009 furono di quasi 3500 milioni di dollari, ormai sono
un pilastro della debole economa del Paese centroamericano. Le rimesse dei centroamericani
negli Usa sono fondamentali anche nel caso di altri Paesi come il Guatemala, l’Honduras
e il Nicaragua. L’arcivescovo, infine, ha voluto complimentarsi con la decisione statunitense
che ha rinnovato nei giorni scorsi, e fino al 9 marzo 2012, il Tps–Status di protezione
temporale in favore di 217mila salvadoregni residenti. “È una misura che ci rallegra
- ha commentato l’arcivescovo Escobar Alas - la cosa migliore, però, è la riforma
migratoria integrale, affinché ne possano beneficiare tutti”. (L.B.)