Afghanistan: nuovi attacchi alla vigilia della Conferenza dei donatori
Ancora violenza in Afghanistan. Un soldato della Nato, di cui non è stata ancora resa
nota la nazionalità, è morto per l’esplosione di un ordigno nel sud del Paese. Attacco
dinamitardo anche nella provincia settentrionale di Kunduz, dove sono rimasti feriti
quattro soldati tedeschi. Intanto, nella capitale Kabul è stato di massima allerta
in vista dell’arrivo dei ministri degli Esteri di 70 Paesi donatori, che domani prederanno
parte alla Conferenza internazionale sull’Afghanistan. Il presidente Karzai si augura
di incassare in questa occasione l’approvazione, da parte della comunità internazionale,
del piano governativo che riguarda sviluppo, governance e stabilità del Paese. Salvatore
Sabatino ha chiesto un commento sull’evento a Serena di Matteo, direttrice
dei programmi di sviluppo di Christian Aid, raggiunta telefonicamente a Kabul.
R. - C’è
un po’ di disappunto per come l’evento è stato organizzato, ci sarà un numero enorme
di ministri degli Esteri che arriva. Ci aspettavamo un coinvolgimento maggiore dei
rappresentanti di Ong locali e di rappresentanti della società civile afgana. Sarà
sicuramente un evento ad altissimo livello. Mi domando solo quanto poi rifletterà
le priorità della popolazione afgana, i bisogni più urgenti. Spero che non si finisca
poi solo per parlare di politica. Noi ci preoccupiamo delle esigenze della popolazione
afgana, della ricostruzione, dello sviluppo, senza i quali non si può avere purtroppo
pace e sicurezza. D. - Di cosa maggiormente ha bisogno la popolazione afgana?
R.
- I diritti umani sono essenziali: educazione, acqua, accesso alle risorse, agricoltura,
sviluppo agricolo, tutto quello che può aiutare lo stile di vita e la vita della popolazione
afghana ad uscire fuori da questo livello di povertà che è spaventoso. L’Afghanistan
è secondo soltanto alla Nigeria per gli indicatori di povertà.
D. -
Non è la prima volta che la comunità internazionale si riunisce per l’Afghanistan,
eppure gli altri incontri non hanno portato a risultati rilevanti. Non c’è il rischio
che possa fallire anche questa conferenza?
R. - Questa è la nostra paura,
che dopo l’incontro di Londra le aspettative su questa Conferenza di Kabul poi vengano
meno. Sono sicuramente molti i punti da discutere nell’agenda del presidente Karzai
con i ministri degli Esteri di questi 70 Paesi, però non può essere soltanto la politica,
ma deve essere anche il progresso del Paese che purtroppo non può avvenire se non
migliora la sicurezza in Afghanistan.