2010-07-18 14:53:24

I monasteri tra le mete scelte durante l’estate


I monasteri di Vallombrosa, Vitorchiano, Valserena. Sono alcuni dei luoghi dove, specialmente durante il periodo estivo, molti italiani si recano per alcuni giorni in cerca di pace, silenzio e fede. Sono persone adulte o anche giovani che si interrogano sulla propria vocazione. Cosa trovano in questi luoghi? Debora Donnini lo ha chiesto a suor Maria Francesca, trappista del monastero di Valserena, in Toscana.RealAudioMP3  

R. – Quello che trovano è la possibilità di partecipare alla nostra preghiera e di entrare nella liturgia monastica. Questo vuol dire essere a diretto contatto con la Parola di Dio. Altra cosa che trovano è uno spazio di silenzio dentro il quale la persona è posta davanti a se stessa e quindi può, più tranquillamente, lasciar emergere le domande che porta dentro senza magari nemmeno saperlo.

 

D. – Il desiderio di felicità, che c’è nel cuore di ogni uomo, a volte si cerca nelle cose materiali: nelle vacanze, eccetera … Quello che voi proponete è un amore che ha un volto umano, quello di Gesù Cristo …

 

R. – Sì, questa, alla fine, è la Persona che viene incontrata. Questo Volto, che è quello del Signore, che è quello che si incontra, tante persone non sanno ancora effettivamente conoscerlo. Tante volte uno viene, incontra una realtà viva dove persone vive hanno vissuto questo incontro e hanno costruito la loro vita su questo; lì uno incontra veramente chi è il Signore. E loro stessi si sentono interpellati in tutta l'umanità. Sono interpellati attraverso la concretezza di una compagnia umana, attraverso la concretezza di un’esperienza fisica di lavoro, perché a volte chi si ferma qui può chiedere anche di poter partecipare al nostro lavoro. Un lavoro estremamente semplice, a volte a contatto con la natura.

 

D. – Le persone che vengono da voi, quando poi partono trovano questa pienezza, trovano una risposta?

 

R. – Direi senz’altro di sì. Le persone che vengono da noi incontrano davvero il Signore dentro e nonostante la nostra povertà umana di persone uguali a loro. E proprio realmente fanno l’esperienza – se posso dire – di un miracolo. Credo che sia dovuto tantissimo alla fede di tante persone che vengono qui, magari con esperienze di dolore, croci pesanti, o anche semplicemente la fede di deporre davanti al Signore domande, problemi e dolori, la sofferenza umana … C’è, come sempre, l’esperienza di una risposta, di un venire incontro, di uno spazio nuovo, uno spazio diverso che si apre.








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