Si è aperta a Vienna la Conferenza mondiale sull’Aids, giunta alla 18.ma edizione.
All’incontro partecipano oltre 20 mila delegati per fare il punto sugli aggiornamenti
scientifici nel campo della ricerca e sul tema dei diritti umani delle persone affette
dal virus. Prende parte alla riunione anche mons. Robert Vitillo, consigliere
speciale per l’Aids della Caritas. Sul tema della conferenza ascoltiamo proprio mons.
Vitillo intervistato da Amedeo Lomonaco:
R. - Il
tema principale della Conferenza di quest’anno è "Rights here, right now" (“Diritti
umani e ora”). Si è voluto focalizzare questo appuntamento sui diritti delle persone
che vivono con l’Hiv, ma anche dei loro cari, di vedove e vedovi e degli orfani.
D.
- A proposito di questo flagello, nell’Europa dell’Est e in Asia centrale si registra
un aumento di infezioni da Hiv. Come spiegare questi dati?
R.
- Ci sono diverse spiegazioni. Questa è una pandemia complicata: all’inizio della
diffusione dell’Aids, i Paesi dell’Europa dell’Est erano isolati, erano sotto il regime
comunista. Adesso la situazione è cambiata e c’è molto più interscambio tra i Paesi
dell’Est e gli Stati del resto del mondo. C’è poi un altro fattore relativo alla situazione
dell’Europa dell’Est, che è quello dell’uso della droga: ci sono molti tossicodipendenti
che condividono fra di loro l’uso delle siringhe, quindi con la possibilità di trasmettere
l’infezione attraverso questo mezzo.
D. - La Chiesa
è in prima linea nell’affrontare la piaga dell’Aids. Questo impegno della Chiesa a
quali risultati concreti ha portato?
R. - Ci sono risultati
molto positivi. Il Vaticano stima che la Chiesa sia responsabile di circa il 25-26
per cento delle risposte dei servizi, dei programmi per combattere l’Aids. Ci sono
risultati molto positivi perché la Chiesa è presente in tutte le parti del mondo e
questo, quindi, le permette di aiutare tutte quelle persone che sono isolate, emarginate.
Molti governi hanno i loro programmi di risposta all’Aids, ma non riescono ad arrivare
nelle zone più lontane ed isolate, mentre la Chiesa è presente e sta rispondendo con
i suoi programmi.
D. - E poi la Chiesa indica la strada
di un’autentica educazione alla sessualità, una formazione che non prevede costi.
A questa gratuità si contrappone l’interesse economico quando si parla di Aids, interessi
anche delle case farmaceutiche…
R. – Sì, le case farmaceutiche
sono molto importanti proprio perché abbiamo bisogno di questi farmaci antiretrovirali
per migliorare le condizioni di vita di questa gente e per prolungare la vita stessa.
Dobbiamo però impegnarci - e la Chiesa lo sta facendo - ad incoraggiare le case farmaceutiche
ad abbassare i prezzi per consentirne l’uso anche nei Paesi poveri. Per questi Stati
non è possibile mantenere o aumentare i prezzi! La Chiesa sta nuovamente incoraggiando
le case farmaceutiche e gli stessi governi per arrivare ad abbassare i prezzi e per
mantenere i programmi di distribuzione dei medicinali nei Paesi poveri.