Ad Haiti, ad oltre sei mesi dal sisma, ancora drammatica la situazione di migliaia
di bambini
Ad oltre sei mesi dal sisma, che lo scorso 12 gennaio ad Haiti ha provocato almeno
230.000 morti, le macerie ancora imprigionano diverse aree del Paese. Ma le ferite
più profonde non sono quelle della mancata ricostruzione. Sono quelle impresse negli
sguardi tristi di molti bambini, rimasti orfani e in diversi casi coinvolti in drammatiche
forme di schiavitù e nello sfruttamento sessuale. Si tratta di una situazione tragica,
come sottolinea, al microfono di Fabio Colagrande,Giori Ferrazzi, responsabile
dei progetti ad Haiti di Terre des Hommes:
R. - Assolutamente
drammatica. Non ci sono stati molti mutamenti rispetto all’immediato post-terremoto.
Allora c’erano i bambini in mezzo alla strada, alla ricerca del ricongiungimento familiare
e proprio verso questa direzione si è indirizzato il primo lavoro umanitario fatto
dalle organizzazioni in difesa dei diritti dell’infanzia. Immediatamente ci si rese
conto, però, che non bastava questo sforzo poiché la maggior parte di questi bambini
si trovavano in situazioni di reale abbandono: a volte per la mancanza di un genitore
per morte, a volte perché non hanno mai conosciuto uno o tutte e due i genitori. Quindi
erano affidati a famiglie nell'ambito di quello strumento culturale in base al quale
i bambini rimangono in casa di altre famiglie che li “adottano”. In realtà spesso
li usano come “piccoli schiavi domestici”. Ecco quindi che il passaggio è stato immediato,
perché era necessario non soltanto denunciare questo abbandono di centinaia di bambini
e quindi passare dal momento della denuncia al poter fare qualcosa insieme a loro.
D. - Voi siete molto attivi, come Terre des Hommes,
anche per quanto riguarda la protezione dal traffico ed abusi. Quale è la situazione
da questo punto di vista?
R. - La definirei molto grave,
nel senso che non si è mai interrotto questo traffico neanche nei primissimi giorni
dopo il terremoto. Alcuni casi sono finiti sulla stampa e sono ben conosciuti: bambini
che venivano trasportati in pullman o in aereo fuori dal Paese senza alcuna autorizzazione
e senza alcun permesso. Il tema delicato adesso è quello relativo al fatto che questi
bambini vengono dati dagli stessi genitori a quanti promettono loro di offrire un
futuro migliore. E questo avviene senza nessuno controllo. Questo vuol dire che questi
bambini possono davvero finire in mano a chiunque. La prostituzione infantile nella
Repubblica Dominicana è ben conosciuta, ma abbiamo purtroppo potuto trovare anche
casi di situazioni ancora più perverse, in cui famiglie adottavano questi bambini
per avere degli “oggettini sessuali” direttamente in casa loro. La situazione è molto
delicata. Noi collaboriamo direttamente con l’Istituto del benessere sociale qui ad
Haiti e con l’Unicef. Soprattutto lavoriamo con quelle strutture haitiane - congregazione
religiose nazionali - che hanno creato delle piccole case di accoglienza, degli spazi
dove i bambini possono crescere. Pensiamo che siano delle strutture che debbono essere
appoggiate e non perché siano dirette all’adozione internazionale, quanto piuttosto
perché sono dirette alla protezione di questi bambini in situazione di abbandono.
Per questo, per esempio, le Missionarie del Sacro Cuore organizzano tutti i mesi attività
di formazione con le famiglie di questi bambini, che accolgono. Li fanno studiare,
li alimentano e li proteggono, senza mai abbandonare il legame con la loro famiglia.
Crediamo che questa attenzione possa far sì che diminuisca questo traffico, perché
il traffico esiste per un’incapacità di gestire i bimbi. Credo, pertanto, che dovremmo
fare uno sforzo non soltanto contro i trafficanti, ma anche e soprattutto per una
crescita di tutta una cultura haitiana che abbia come centro e come attenzione prioritaria
la difesa dei bambini. (Montaggio a cura di Maria Brigini)