Congo: migliaia di persone in fuga per i combattimenti nel Nord Kivu
Migliaia le persone in fuga dal cuore della Repubblica Democratica del Congo. Una
tragedia legata agli scontri che devastano il Paese africano. All’inizio della settimana
è stato l’Onu a segnalare 70mila persone costrette ad abbandonare la regione del Nord
Kivu a causa dei combattimenti tra le truppe governative e i ribelli dell’Esercito
nazionale di liberazione dell’Uganda, gli stessi entrati in azione anche ieri nella
parte orientale del Congo. Una ventina i morti. “Troppi gli interessi in gioco, bisognerebbe
creare una nuova mentalità nella classe dirigente”. E’ quanto testimonia un padre
missionario di Kinshasa che per ragioni di sicurezza ha chiesto di rimanere anonimo.
L’intervista è di Gabriella Ceraso
R. – Ci sono
dei momenti di speranza, però ci sono tantissimi altri momenti lunghi di disperazione,
perché le cose si complicano. L’Est del Paese, pacificato diverse volte attraverso
riunioni, interventi – c’è l’Onu! – per noi è un nido di guerre che non finiranno
mai, perché c’è tanta ricchezza. E queste ricchezze fanno gola a tutti, anche con
mezzi poco leciti. Noi speravamo che il Congo si sarebbe rimesso in ordine dopo le
elezioni, ma dopo tre anni, con il presidente che fa del suo meglio, il problema non
è risolto. I congolesi sono talmente sfiduciati che non hanno neanche più la speranza!
D.
– Lei diceva che il problema è un problema economico: c’è tanta ricchezza in questo
Paese però la popolazione non la vede, nonostante gli sforzi internazionali...
R.
– Io credo che i discorsi internazionali, nonostante tutto quello che si possa dire,
non sono cose – a mio avviso – serie. Ci sono commerci illeciti in Congo che sono
conosciuti, ma che sono l’unico modo per accontentare gli uni e gli altri, ad eccezione
del popolo che sta soffrendo e che non ha i mezzi per dire: “No, basta!”. Nelle periferie
come la nostra, il 40 per cento dei ragazzi non va più a scuola e all’età di 15-16
anni entrano in questi piccoli gruppi di piccoli ribelli che sono feroci! Di notte
escono con i machete per rubare … Le possibilità di lavoro non ce ne sono più! Le
fabbriche sono rarissime e i cinesi che hanno incominciato a lavorare nei grandi cantieri
dello Stato, usano pochissimo personale africano …
D. – Come lavorare per
il futuro, in una realtà così complessa?
R. – Bisogna aiutare il governo
a prendere coscienza che la politica dev’essere al servizio del popolo e non soltanto
al servizio delle proprie tasche. Poi, bisogna cambiare stile di vita. per la gente
bisognerebbe creare posti di lavoro: qui anche il più povero se va all’ospedale deve
pagarsi tutte le medicine per il suo bambino. E quindi, spesso aspettano finché il
bambino non è morto e poi vanno a seppellirlo: costa meno che andare all’ospedale.