Haiti: a causa della fame, in aumento la prostituzione dei minorenni
A poco più di sei mesi dal sisma, che lo scorso 12 febbraio ha provocato 230.000 morti
300.000 feriti e un milione e mezzo di sfollati, Haiti fatica nella sua ricostruzione
non ancora cominciata a causa dei mancati permessi da parte del governo. A denunciare
questa difficile situazione, sono Anna e Davide Cotta, due operatori della Caritas
italiana a Pourt-au-Prince, in un’intervista all'agenzia Sir. Anna e Davide sono andati
ad Haiti come famiglia, portando con sé due figli piccoli. Tra le emergenze più gravi
riscontrate c’è quella dei bambini in difficoltà. “I bisogni ancora più urgenti –
spiegano i Dotta - sembrano la sicurezza e la salute; l’accesso all’istruzione è un
problema endemico e strutturale”. “Durante un incontro informale avvenuto nei giorni
scorsi - affermano i Dotta - un’ organizzazione ha denunciato che non è ancora censito
il numero degli orfanotrofi, non esiste alcun monitoraggio sulla condizione dei bambini
accolti e spesso ricevono denunce di abusi proprio all’interno di queste strutture.
Grave sembra essere - sottolineano i due operatori della Caritas - anche il tasso
di prostituzione tra i minorenni, soprattutto nella fascia 11-15 anni, alimentato
sia dal bisogno alimentare sia dalla massiccia presenza internazionale”. Riguardo
la ricostruzione, gli operatori della Caritas ricordano che servono “almeno 7 anni,
ma guardandosi intorno si percepisce una grave stato di paralisi. Il Governo non da
permessi per l’edificazione in città, in attesa di un Piano regolatore auspicato ma
quanto mai improbabile. Da due mesi, per decreto non si può costruire nelle ampie
spianate fuori città, a meno che non si compri la terra i cui prezzi però sono aumentati
tre volte”. In questo quadro drammatico si stima che oltre mille Ong continuino ad
offrire aiuti umanitari. “Certamente l’impiego profuso ha coperto un’ampia fascia
di bisogni esistenti- sostengono ancora i Dotta - nonostante il permanere di una situazione
drammatica e di un pesante senso di immobilismo”. A loro avviso è però “poco diffuso”
il “coinvolgimento della società civile haitiana” che sarebbe dovuto avvenire attraverso
la partecipazione delle associazionismo e dei comitati presenti sul territorio. (E.C)