Viaggio di amicizia in Caucaso promosso dall'Associazione Rondine-Cittadella della
Pace
E’ iniziato il pellegrinaggio di amicizia organizzato dall’Associazione “Rondine,
Cittadella della pace” nel Caucaso del sud e in Turchia. L’Associazione promuove da
anni la cultura del dialogo attraverso l’esperienza concreta dello Studentato Internazionale,
situato a Rondine in provincia di Arezzo: giovani provenienti dai Balcani, Caucaso
meridionale, Russia, Africa e Medio Oriente, una volta completato qui il ciclo di
studi (corso di laurea o master), rientrano nel Paese di origine per testimoniare
la concreta possibilità della pacifica convivenza. Il viaggio di amicizia è volto
a diffondere un Documento in 14 punti per la pace in Caucaso, un testo redatto presso
il Santuario de La Verna da 150 rappresentanti dei popoli caucasici e consegnato a
varie personalità, a cominciare da Benedetto XVI. Il presidente dell’Associazione,
Franco Vaccari, al microfono di Carla Ferraro, ci spiega come, nell’esperienza
dello Studentato Internazionale, la diversità possa diventare dialogo e ricchezza:
R. –
La diversità può far paura all’inizio, perché è l’altro, è l’ignoto, è il diverso
da sé, quindi c’è sempre un momento in cui si crea uno scatto e uno scarto. Bisogna
sapersi inserire lì e questo elemento di scarto, invece di farlo diventare motivo
di conflitto, di allontanamento, di negazione, di distruzione dell’altro, farlo diventare
invece un punto di dialogo, di ascolto, di conoscenza, e quindi dopo sperimentare
compiutamente che diventa la grande opportunità, la ricchezza. Con i giovani di Rondine
lo si fa 365 giorni l’anno. I giovani che vengono dai luoghi di guerra, di conflitto,
sperimentano come l’esperienza umana tenda naturalmente all’incontro con l’altro,
faticoso, non certamente ricoperto di quella retorica che vuol far sembrare tutto
facile, ma il punto che si raggiunge è altissimo.
D. – Come pensa che
sia possibile impegnare tutte le parti coinvolte nei conflitti della regione del Caucaso,
se a volte basta ben poco per accendere la tensione e riaprire le ferite del conflitto
dell’agosto 2008?
R. – In Caucaso, nel sud, sono aperte tre grandi ferite.
Con i giovani di Rondine, quelli che sono già tornati nel luogo, le Rondini d’oro,
e quelli che sono in formazione a Rondine qua da noi, insegneremo e testimonieremo
a tutti che le nuove generazioni stanno sognando un Caucaso in pace e che la concreta
relazione tra di loro è davvero una "rondine", cioè un annuncio di primavera. Rondine
è lì per favorire questo: togliere il veleno che arriva dalle ferite antiche e incoraggiare
i giovani che sognano il futuro, che è il loro futuro.
D. – I partecipanti
alla Conferenza internazionale sulla pace nel Caucaso hanno elaborato un documento
in 14 punti che sta riscuotendo un sempre maggiore interesse nei tavoli della diplomazia
internazionale. Quali i primi riscontri?
R. – Tutte le autorità dei
governi che sono in gioco dentro questo scacchiere hanno conosciuto i 14 punti, li
hanno ricevuti e alcuni li hanno anche molto apprezzati. Ci saranno anche delle consegne
ufficiali ai massimi livelli civili, religiosi e accademici.