Sono proseguite anche nelle ultime ore le violenze a Belfast, in Irlanda del Nord,
tra gruppi unionisti e repubblicani. E’ intervenuta la polizia, in allerta da giorni
per le manifestazioni della notte tra l'11 e il 12 luglio, quando la comunità unionista
del Paese commemora la battaglia del Boyne, che nel 1690 sancì la vittoria di Guglielmo
d'Orange sul re Giacomo II. Perché dunque proprio ora sono riscoppiate le tensioni?
Giada Aquilino lo ha chiesto ad Andrea Malaguti, corrispondente da Londra
del quotidiano La Stampa, che negli ultimi giorni ha seguito da Belfast le vicende
nordirlandesi:
R. - Ovviamente
ci sono le indagini di polizia in corso e soprattutto gli scontri non sono ancora
finiti. L’innesco è stato - come spesso succede in questi anni - la parata orangista
del 12 luglio, anche se questa volta gli scontri sono stati molto più forti e molto
più duri rispetto a quelli accaduti negli anni precedenti. Secondo la polizia, in
realtà, qui c’è un misto di vicende che vanno a fondersi: intanto il fatto che i tagli
del governo Cameron colpiscono in maniera particolare le zone più povere del Paese
e certamente l’Irlanda del Nord è una di queste; in più, rimane questa distanza tra
i nazionalisti e i lealisti. La marcia, quindi, diventa sempre un momento di grande
tensione e questa volta qualcuno - dice la polizia, che sta appunto cercando il “grande
burattinaio” - ha organizzato questi scontri in maniera più larga del solito. D.
- Nella zona-epicentro degli scontri addirittura è stato scritto e detto che bambini
di otto-dieci anni sarebbero stati coinvolti in queste violenze. C’è chi dice che
siano stati impiegati come scudi umani, chi dice che abbiano tirato sassi alla polizia…
R.
- E’ vero. In questi giorni anche i bambini erano in strada. Sembrava realmente una
forma di Intifada nord-irlandese. Ora, la polizia sostiene che in realtà questi ragazzini
non sono stati usati come scudi umani ma erano lì, come veri e propri piccoli soldati.
Erano cioè lì a lanciare anche loro bombe incendiarie, mattoni e tutto quello che
trovavano. Comunque sia, si tratta certamente di uno degli aspetti più drammatici
di tutta questa vicenda; non a caso la polizia si è rivolta direttamente alle famiglie,
perché è ovvio che se ci sono ragazzini in strada, durante la notte, di otto o dieci
anni, i genitori in qualche modo devono esserne a conoscenza.
D. - Nonostante
gli accordi di pace del 1998, ogni anno il 12 luglio gli unionisti commemorano la
battaglia del 1690 e, inevitabili, scattano le tensioni coi repubblicani. Com’è possibile
uscire da questa impasse?
R. - Gli orangisti sostengono che oramai questo,
per loro, è banalmente un fatto di tipo culturale, è una parata di tipo storico e
non ha nessun genere di risvolto politico. Il problema è che pretendono di rifare
la parata attraverso i percorsi tradizionali, che sono percorsi che passano anche
in mezzo a quartieri repubblicani, che ovviamente vivono questo tipo di vicenda come
un provocazione. Per cui, per quanto tutti dicano - sia i rappresentanti dello Sinn
Fein sia la parte orangista - “no, non c’è assolutamente alcun genere di provocazione
politica”, in realtà lo sfondo è assolutamente questo. Quindi, le possibilità sul
tappeto al momento sono due: o si cambia il percorso della parata, ma gli orangisti
dicono che non è giusto, che è un loro diritto passare per le strade che credono,
oppure si continua ad andare incontro a questo genere di tensioni.