Lo sport in Sudafrica ieri e oggi: un canale di dialogo, uno strumento di emancipazione,
un veicolo di riconciliazione per tutti i popoli del mondo
Afrofonia, 14 luglio 2010 Trasmissione settimanale della Radio Vaticana interamente
dedicata all'Africa, in onda tutti i mercoledì alle ore 16.32 sul canale FM 105 e
via internet sul canale 5. I Campionati mondiali di calcio in Sudafrica non
sono stati solo un evento sportivo. Secondo molti osservatori sono stati una celebrazione
dell’unità di un Paese, il simbolo dell’integrazione di popoli diversi e della centralità
di un continente, che non è mai stato in primo piano. I Sudafricani di tutte le
razze e categorie sociali hanno festeggiato la loro ricerca della piena riconciliazione
prima di tutto tra loro e, in secondo luogo, con quel mondo dello sport che aveva
bandito il loro paese dalle manifestazioni sportive, quando in Sudafrica - a livello
istituzionale - dominavano ideologie contrarie ai diritti umani che promuovevano il
regime iniquo dell’Apartheid. Il grande protagonista di questo mondiale è stato
un uomo liberato dal carcere venti anni fa, dopo aver scontato 27 anni di reclusione
forzata per aver detto "no!" a ogni forma di discriminazione umana. Il regime segregazionista
utilizzò proprio lo sport per muovere i primi passi di apertura. In occasione delle
manifestazioni sportive, infatti, è stato avviato quel dialogo con i membri del movimento
di lotta contro l’Apartheid, l’African National Congress, che consentì poi la liberazione
di Mandela e degli altri prigionieri. Abbiamo domandato alla collega Linda Boldoni,
sudafricana di nascita della redazione inglese della Radio Vaticana, "come ha vissuto
questi mondiali". Ascoltiamo: In un'intervista,
dal taglio questa volta più calcistico, John Baptist Tumusime - del programma inglese
Africa - ha invece chiesto al collega della redazione amarico/tigrino Teclezghi Gebre
Eyesus "come le squadre africane si sono comportate durante il mondiale". Ascoltiamo: