India: almeno 3 morti e oltre 90 persone intossicate per una nube di gas
Almeno 3 persone sono morte stamani in India a causa di una nube di gas fuoriuscita
da un deposito di vecchie bombole al porto di Mumbai. Altre novanta persone, tra cui
molti studenti, sono rimaste intossicate. L’incidente giunge mentre non diminuisce
l’allarme per il disastro ambientale nel Golfo del Messico, inquinato dal 20 aprile
scorso dalla perdita di un pozzo della Bp. Il colosso petrolifero spera di chiudere
la falla a breve: dipenderà dai test che verranno effettuati nelle prossime ore sulla
nuova struttura di contenimento della fuoriuscita. Ce ne parla Matteo Mascia,
coordinatore del progetto Etica e Politica Ambientali della Fondazione Lanza di Padova,
intervistato da Giada Aquilino: R. – Teniamo
conto che ci troviamo in situazioni abbastanza estreme. Il pozzo si trova a qualche
migliaio di chilometri sotto il livello del mare per cui la situazione ambientale
è davvero complessa. Anche mettere un tappo in quel contesto, ovviamente, pone una
serie di problemi tecnici. Tra l’altro non era mai avvenuto un incidente di queste
proporzioni a tali profondità. E’ chiaro che è stata una sfida anche nella risposta
all’emergenza.
D. – In India, invece, una nube di gas fuoriuscita da
un deposito di vecchie bombole nel porto di Mumbay ha intossicato, nelle ultime ore,
decine e decine di persone. Come possono essere prevenuti questi rischi, anche in
un Paese in ascesa come l’India?
R. – Esistono normative di carattere
ambientale a livello internazionale e nazionale che si vanno espandendo anche in Paesi
emergenti come la Cina e l’India. In tali zone, però, l’attenzione dal punto di vista
della sicurezza, della salute, della salubrità nel posto di lavoro è in una fase nascente.
Il problema di fondo è che abbiamo anche sistemi di produzione che ancora si caratterizzano
per una procedura – potremmo dire – del secolo scorso. Quindi ci sono rischi molto
elevati dal punto di vista ambientale. Sono i tipi di produzione che comportano questi
rischi. Il mondo è in cammino verso un sistema economico, un sistema di evoluzione
che è diverso, molto meno inquinante, molto più sostenibile, molto meno pericoloso.
Allo stesso tempo, però, questo cammino è appena iniziato.
D. – Si può
pensare oggi ad una politica ambientale che vada a coniugarsi con un’etica ambientale?
R.
– Questa è la grande sfida che abbiamo di fronte. Nel senso di un’etica in cui al
centro ci siano la persona, la salute delle persone, il futuro della gente. Allo stesso
tempo, siamo a conoscenza del fatto che l’ambiente non è estraneo alla vita delle
persone, per cui la protezione dell’ambiente è la protezione delle persone. Quindi
un’etica ambientale applicata al mondo imprenditoriale comporta tutta una serie di
attenzioni per la sicurezza e la salubrità nel posto di lavoro, per la sicurezza e
la salubrità delle produzioni che vengono realizzate. Ma poi anche in un’ottica più
ampia di sostenibilità, tutta una serie di iniziative che riguardino il rapporto dell’impresa
con il territorio, in un’ottica di responsabilità sociale in cui l’impresa non è dedicata
solamente al profitto, ma abbia anche come obiettivo principale quello di fare crescere
una comunità.