Venezuela: appello dei vescovi per "un Paese accogliente, tollerante, pacifico e fraterno"
Con un’esortazione a far del Venezuela “la casa comune di tutti ampia, accogliente,
tollerante, pacifica e fraterna” si sono conclusi ieri i lavori della 94.ma. Assemblea
plenaria dell’episcopato venezuelano. Mons. Diego Padrón, arcivescovo di Cumaná, che
ha presieduto la conferenza stampa sul documento finale dell’Assemblea, ha rilevato
che la Chiesa, "così come già detto dal cardinale Jorge Urosa al suo rientro da Roma,
non ritiene opportuno né necessario accrescere le polemiche, anche perché i pastori
desiderano adempiere il loro ruolo di seminatori di pace e dialogo". Per questo desideriamo
- ha osservato mons. Padron - “un Paese che si costruisce sui valori della pace, della
giustizia e della verità”, quale patrimonio “da lasciare alle nuove generazioni”.
Il documento dei vescovi ricorda con forza che il popolo venezuelano vuole e lavora
in favore di un “clima d’intesa e riconciliazione poiché ha bisogno di vivere in un
ambiente di armonia, fiducia, sicurezza e speranza”. Occorre, dunque - ribadiscono
i presuli - “un dialogo sereno quale mezzo necessario per un’autentica convivenza
democratica”. Citando il Compendio della dottrina sociale della Chiesa, osservano
poi che una vera democrazia non è solo il risultato di un rispetto formale di regole,
“ma è il frutto della convinta accettazione dei valori che ispirano le procedure democratiche:
la dignità di ogni persona umana, il rispetto dei diritti dell'uomo, l'assunzione
del ‘bene comune’ come fine e criterio regolativo della vita politica”. D’altra parte
i vescovi venezuelani rifiutano le polarizzazioni ideologiche e politiche e ricordano
che da governanti e uomini pubblici si “attendono dichiarazioni che diano esempio
di rispetto. Rifiutiamo - si legge nel documento - le ripetute e ingiuste aggressioni
da parte del presidente della Repubblica nei confronti di persone e istituzioni” e
dunque, in “unione con tutto il popolo cristiano esprimiamo la nostra solidarietà
al cardinale Jorge Urosa, arcivescovo di Caracas”. Sulle elezioni legislative del
prossimo 26 settembre - appuntamento che spesso avvelena la convivenza cittadina -
i vescovi chiedono candidati capaci di servire il bene comune e al tempo stesso di
far funzionare il Parlamento come “un organo di reale ed effettivo controllo dell’Amministrazione
pubblica”. L’Assemblea nazionale che uscirà dalle urne fra poco più di due mesi dovrà
rappresentare l’intera composita diversità politica del Paese - secondo gli auspici
dei vescovi - e al tempo stesso rappresentare “una garanzia dello stato di diritto”,
nel rispetto integrale dell’articolo 2 della Costituzione, che definisce la natura
dello Stato come un’entità “democratica e sociale” e come un’istanza “di diritto e
giustizia” al servizio della promozione di “valori superiori, di vita, libertà, responsabilità
sociale” nel rispetto dei “diritti umani, dell’etica e del pluralismo politico”. I
presuli ricordano infine che “votare è un grave dovere della coscienza del cittadino
e del cristiano” ed esortano il Paese “alla speranza e alla fiducia”. ”Se gli ostacoli
da superare sono grandi, maggiori devono essere quindi gli sforzi di tutti in favore
della riconciliazione, della pace e della solidarietà, in particolare con i più poveri”,
conclude il documento che invoca la protezione sul popolo venezuelano del Signore
della pace e della Vergine del Coromoto, patrona del Venezuela. (A cura di Luis
Badilla)