Lettera sull'aborto dei vescovi di Saragozza: “Non possiamo tacere, dobbiamo agire”
“Non possiamo tacere, dobbiamo agire”. È il titolo della lettera pastorale delle diocesi
della provincia ecclesiastica di Saragozza e della diocesi di Jaca, scritta a una
settimana dall’entrata in vigore della nuova legge sull’aborto. “Tacere e non fare
niente di fronte a questo nuovo e gravissimo attentato contro la vita dei più innocenti
– dichiarano i presuli - ci può trasformare in complici per omissione”. La lettera
- di cui riferisce l'agenzia Sir - è firmata da mons. Manuel Ureña arcivescovo di
Saragozza, da mons. Jesús Sanz, arcivescovo di Oviedo e amministratore apostolico
di Huesca e di Jaca, da mons. Alfonso Milián, vescovo di Barbastro-Monzón, da mons.
José Manuel Lorca, vescovo di Cartagena e amministratore apostolico di Teruel e di
Albarracín e da mons. Demetrio Fernández, vescovo di Córdoba e amministratore apostolico
di Tarazona. “Dobbiamo fermarci a pensare – aggiungono i presuli - quale risposta
attiva in favore della vita deve dare ciascuno di noi. Persone, famiglie, comunità,
istituzioni…, tutti”. Per questo, spiegano i presuli, occorre innanzitutto chiarire
che “il maggior rifiuto e la più grande ripulsa che merita la nuova legge dell’aborto,
in vigore dallo scorso 5 luglio, non significa che fosse accettabile la legge precedente”.
In realtà, “già esisteva l’aborto libero in Spagna con la pretesa giustificazione
di una gravidanza a rischio per la salute della madre”. Ma la nuova legge dell’aborto,
secondo i vescovi firmatari, aggiunge “nuove ragioni di immoralità e ingiustizia a
quella precedente” e al contrario di quanto vorrebbero sostenere i suoi fautori, non
difende e promuove “la libertà e la dignità della donna”, che anzi è la seconda vittima
dell’aborto. Per i vescovi, “una società libera, pluralista e aperta deve promuovere
e custodire il primo dei diritti fondamentali: il diritto alla vita”. (R.G.)