2010-07-13 15:45:45

Italia: le perplessità dell’ordinario militare sulla diffusione della cremazione


Di fronte alla diffusa pratica della cremazione e all’aumento delle richieste di spargimento delle ceneri in mare, l’ordinario militare, arcivescovo Vincenzo Pelvi, esprime in una nota – di cui riferisce l’agenzia Zenit - le sue perplessità, in risposta alle domande di chiarimento su come comportarsi, poste da vari enti della Marina militare, in particolare dalle Capitanerie di Porto. “Nascondere la morte e dimenticare l’anima non rende più felice la vita, in genere la rende solo più superficiale”, afferma mons. Pelvi, spiegando che “l’odierna sensibilità culturale tende ad oscurare la morte favorendo la crescita di una mentalità assopita e dissimulatrice che coinvolge in particolar modo i giovani in un processo di rimozione collettiva”. Secondo le dichiarazioni del presule “mimetizzare la morte, affinchè il suo pensiero non rechi turbamento, significa favorire un approccio evasivo dell’esistenza”. “ Della morte si parla sempre meno - continua l’ordinario militare - si pronunciano poche parole, si tace; un vero e proprio disdegno del morire diventato imbarazzante, perché potrebbe infastidire la sensazione di benessere degli altri; il culto della giovinezza, della bellezza, della carriera e del piacere che fa passare in secondo piano l’attenzione alle realtà spirituali e trascendenti, spiega anche il rifiuto della morte.” Questa rimozione “sottende anche le regole che inducono a chiudere immediatamente la bara con la spoglia mortale del defunto, così da interrompere il contatto con il corpo e impedire la manifestazione dei sentimenti.” Se in questi ultimi anni, ricorda il presule, la Chiesa registra un aumento della richiesta di cremazione da parte dei cristiani, l’istituzione ecclesiastica “pur preferendo la sepoltura tradizionale, non riprova tale pratica se non quando è voluta in disprezzo della fede, cioè quando si intende con questo gesto postulare il nulla a cui verrebbe ricondotto l’essere umano”. Di recente, in varie Nazioni, la legislazione civile concede la possibilità di spargere le ceneri in natura oppure di conservarle in luoghi diversi dal cimitero, come nelle abitazioni private. Spargere le ceneri nelle acque di mari, fiumi e laghi o sepoltura anonime “rendono più difficile il ricordo dei morti”, osserva ancora l’ordinario militare, sottolineando che “impedire la possibilità di esprimere con riferimento a un luogo preciso il dolore personale e comunitario, impoverisce l’uomo. In particolare “per le nuove generazioni la vita di coloro che le hanno precedute resta anonima e si fa strada una crescente assenza di storia. Per queste ragioni, secondo mons. Pelvi, la prassi della cremazione continua a sollevare “domande e perplessità”. “I cimiteri - conclude il presule - sono e rimangono luoghi sacri dove riporre le urne cinerarie, mantenere la vita dei propri cari, accogliere consolazione e aiuto, annunciare la speranza cristiana nella resurrezione.”(E.C)







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