Brasile: i vescovi dell'Amazzonia vicini al missionario che rischia l'espulsione
“Ribadiamo quanto noi, vescovi latinoamericani, dicemmo alla V Conferenza episcopale
del Celam (Consiglio Episcopale Latinoamericano) ad Aparecida, nel 2007. Abbiamo la
responsabilità storica di «creare la coscienza nelle Americhe sull’importanza dell’Amazzonia
per tutta l’umanità». E non solo nelle Americhe, ma anche in tutto il mondo perché
l’Amazzonia è fondamentale per l’equilibrio sistemico del pianeta”. Così i vescovi
della Commissione episcopale dell’Amazzonia della Conferenza nazionale dei vescovi
del Brasile (Cnbb) esprimono la loro vicinanza al missionario inglese Paul McAuley,
appartenente all’istituto dei Fratelli delle scuole cristiane fondato da Giovanni
Battista de La Salle, che, a sorpresa, dopo 20 anni di missione dedicati alla tutela
dell’ambiente e dei diritti dei popoli indigeni in Perù, si è visto revocare nei giorni
scorsi il permesso di residenza e attende ora l’esito di un ricorso per scongiurare
l’espulsione dal Paese andino. Fratel McAuley, ricordano i vescovi brasiliani nella
nota pervenuta all'agenzia Misna, “è stato penalizzato dal governo peruviano, col
pretesto di aver partecipato a manifestazioni popolari, promosse dai movimenti sociali
contrari alle politiche socio-ambientali che favoriscono gli interessi del grande
capitale”. Il missionario inglese è presidente della ‘Rete ambientale Loretana’, con
sede a Iquitos (un migliaio di chilometri a nord di Lima), organismo che lavora “per
informare ed educare per la promozione di una coscienza e di una giustizia ambientale…dando
impulso alla sostenibilità delle comunità rurali e indigene”. L’Amazzonia peruviana,
evidenziano i presuli brasiliani, come tutta la regione amazzonica continentale “è
bersaglio di interessi delle grandi aziende multinazionali petrolifere, minerarie,
del legname e altre e rientra nei piani di costruzione di grandi progetti…Tali gruppi
economici, sostenuti dai governi, vogliono consolidare i loro profitti ad ogni costo.
Questa è una delle ragioni per le quali accadono molti conflitti, inclusi massacri
di indigeni e popolazioni rivierasche. Solo per citare un esempio, il terribile massacro
degli indigeni Awahum e Wampis a Bagua (nel giugno 2009) che si opponevano all’invasione
delle aziende petrolifere nel loro territorio tradizionale”. Ricordando che anche
Benedetto XVI ha avvertito sulla “devastazione ambientale dell’Amazzonia e le minacce
alla dignità umana dei suoi popoli”, i vescovi brasiliani sottolineano che “le persone
e istituzioni che si oppongono coraggiosamente a questa logica mercantilistica e depredatoria
sono sistematicamente criminalizzate da parte dello stato. Fratel Paul è vittima di
questo tipo di azioni”. La nota è firmata da monsignor Jayme Henrique Chemello, presidente
della Commissione episcopale per l’Amazzonia della Cnbb, monsignor Antônio Possamai,
vice-presidente, e monsignor Erwin Krautler, segretario. (R.P.)