Verso la Spagna i primi dissidenti liberati da Cuba
Arriverà stasera a Madrid un primo gruppo di ex detenuti politici cubani- insieme
alle proprie famiglie - liberati dalle autorità de L'Avana, dopo la mediazione condotta
dalla Chiesa cattolica. In tutto si tratta di 52 oppositori al governo castrista per
il rilascio dei quali anche l’intellettuale cubano Guillermo Farinas aveva portato
avanti uno sciopero della fame. Un evento dunque di portata storica come ci conferma
Ugo Draetta, docente di diritto internazionale all’Università cattolica di Milano
al microfono di Stefano Leszczynski:
R.
- I commenti non possono che essere positivi, ovviamente. Questo potrebbe essere un
movimento che poi si accelera - motus in fine velocior - potrebbe essere l’inizio
di aperture anche maggiori ed è quello che noi speriamo. E' certamente una vittoria
del diritto internazionale e delle norme riguardanti il diritto di asilo: sono stati
espulsi ed immediatamente è scattata la rete normativa del diritto internazionale
sul diritto di asilo, che è stata appunto applicata dalla Spagna. Direi che di fronte
a questo quadro positivo l’unica nota, un po’ stonata, che vorrei introdurre - senza
sembrare un guastafeste - è l’assenza dell’Europa.
D.
- Quanto sta accadendo con questi oppositori politici è comunque un po’ anomalo: non
sono persone che sono scappate clandestinamente da un Paese e cercano rifugio in un
altro Paese, ma vengono espulse…
R. - E’ un po’ particolare.
La verità è che non è che l’espulsione avviene verso un Paese. L’espulsione è espulsione
è basta. Questi si trovano, in effetti, fuori dal Paese, soltanto che non ci sono
andati per propria volontà, non sono dei rifugiati, ma sono stati “espulsi”, il che,
però, alla fine è la stessa cosa: questi debbono lasciare il loro Paese!
D.
- Professore, anche il Cile si è dichiarato pronto ad accogliere eventualmente altri
oppositori. Questi due Paesi - il Cile e la Spagna - si sono inseriti tra l’altro
in un contesto di mediazione con la Chiesa cattolica e quindi in un clima di rapporti
piuttosto concilianti. Questo è indice che c’è una certa apertura anche nei confronti
del governo cubano: è una buona strada?
R. - Senz’altro.
E’ chiaro che è il collante costituito anche dall’azione della Chiesa cattolica. Diciamo
che l’idea di fondo, del tutto condivisibile, è quella di aperture che consentano
l’evoluzione in senso positivo a Cuba, rispetto a chiusure che non farebbero altro
che estremizzare le posizioni e allontanare una soluzione del “problema cubano”.