Pakistan: a Lahore solidarietà interreligiosa ai sufi colpiti dal terrorismo
Continuano le manifestazioni di protesta contro il doppio attacco suicida del 1° luglio
scorso alla moschea di Data Darbar, a Lahore, che ha causato oltre 40 morti e 170
feriti. Ieri la Conferenza internazionale Sufi e altre associazioni musulmane hanno
dimostrato lungo le vie della città. Solidarietà alla comunità pakistana sufi viene
espressa anche da leader religiosi cristiani, sikh, musulmani e indù che, nei giorni
scorsi, hanno visitato la moschea. Nei giorni scorsi una delegazione del Consiglio
nazionale per il dialogo interreligioso, guidata da padre Francis Nadeem - sacerdote
pakistano dell’arcidiocesi di Lahore e segretario dell’Associazione stampa cattolica
del Pakistan - ha visitato Data Dabar per condannare gli attacchi, esprimere solidarietà
ai fratelli musulmani e manifestare il cordoglio ai parenti delle vittime. La rappresentanza
era composta da cristiani, musulmani, sikh e indù. Padre Nadeem ha sottolineato che
“i credenti di tutte le fedi” si sono uniti per “manifestare solidarietà ai fratelli
e sorelle musulmani”. La moschea, ha aggiunto il sacerdote, è un “luogo di pace” e
le persone “vengono qui per ricevere la pace nei cuori”. I seguaci di tutte le religioni,
inoltre, devono prendere “misure concrete” – concludono i leader religiosi – perché
il Pakistan possa “superare il terrorismo” e “garantire pace e sicurezza” nel Paese.
Il sufismo - riferisce l'agenzia AsiaNews - è una forma di islam mistico diffuso nell’Asia
del sud e in quella centrale, predicata da pellegrini ed eremiti. Esso però è giudicato
eretico dall’islam sunnita più ortodosso. I talebani del Pakistan sono invece fautori
dell’islam più duro, wahabita, che vuole distruggere tutte le forme di islam moderato
o eretico (sciiti, sufi o ahmadi). (R.P.)