2010-07-12 15:21:25

Haiti a sei mesi dal terremoto: drammatica la situazione dei bambini


Sei mesi fa, il 12 gennaio 2010, il terribile terremoto ad Haiti, in cui sono morte oltre 230 mila persone e centinaia di migliaia sono rimaste senza casa. E, la situazione in questi mesi permane grave per la popolazione colpita dal sisma. Tante le organizzazioni sul posto che garantiscono l’assistenza agli sfollati. In prima linea anche la Chiesa che attraverso Caritas Internationalis ha fornito diverse forme di aiuto per un valore pari a 37,4 milioni di euro, raggiungendo più di 2,3 milioni di persone. Particolarmente drammatica resta la situazione degli oltre 800mila bambini nei campi profughi. Un'emergenza umanitaria che viene messa a fuoco da Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia, intervistato da Emanuela Campanile:RealAudioMP3  
R. – Dobbiamo sempre ricordare che Haiti era già, prima del terremoto, uno dei Paesi più poveri del mondo, dove la mortalità infantile da 0 a 5 anni era tra le più alte del Pianeta. Un bambino su 13 non arriva ai cinque anni, dopo la nascita. Quindi, il terremoto non ha potuto che peggiorare le cose. Tra l’altro, ho letto un dato, proprio ieri, su un rapporto internazionale, che diceva che il terremoto ha ridotto il Pil, già bassissimo, del 70 per cento rispetto a prima del terremoto. Oggi è veramente un luogo strano, perché è vero che rimane il luogo più povero della Terra, ma è anche vero che sono arrivati ad Haiti un’enormità di aiuti da tutto il mondo. Quindi, in qualche modo ha in cassaforte, nelle varie organizzazioni, dei grossi fondi a disposizione, che però in questo momento risulta molto difficile riuscire a spendere bene e in maniera efficace. Questo è il problema più grande di oggi.

D. – Ma come mai, ci sono i fondi e non si possono impiegare?

R. – Ad Haiti non c’è organizzazione, non ci sono strade, c’è un governo poco efficiente. Le Nazioni Unite e anche noi, anche Save the Children, per fare le cose deve almeno mettersi d’accordo con il governo e lì farragine, burocrazie, lentezze, inefficienze... Quindi, è veramente molto difficile. Noi, per fortuna, siamo riusciti a mettere in piedi 270 scuole, ma perché? Perché abbiamo identificato le aree, abbiamo fatto arrivare delle tende-strutture dal Canada e le abbiamo alzate da soli. Quindi, è incredibile, ma è molto difficile spendere. Dall’altra parte, voglio anche dire che non è che non si spenda, ma si spende meno di quel che si vorrebbe spendere. Questa è la situazione.

D. – Qual è il vostro obiettivo per i prossimi mesi allora?

R. – Intanto, continuare così, perché noi ad oggi, in sei mesi, abbiamo raggiunto 340 mila bambini. Molti di questi li abbiamo anche salvati da situazioni drammatiche, come possono essere abusi, come possono essere maltrattamenti. Molti di questi bambini li abbiamo ricongiunti alle famiglie o, comunque, ai familiari ancora in vita, dopo il terremoto. C’è un numero molto grande di bambini che non avevano più contatto con nessun familiare. Allora, identificare i bambini - e ne abbiamo identificati 1700 - e ricongiungerli a qualche familiare, che da oggi in poi si prenderà cura di loro - ne abbiamo ricongiunti 577 - questo è un altro lavoro fondamentale. Altro lavoro è portarli a scuola. Abbiamo dovuto preparare 1600 insegnanti, perché immaginate tra migliaia e migliaia di morti quanti insegnanti potevano esserci. Gli insegnanti non vengono pagati, perché non c’è la l'amministrazione per il pagamento statale e quindi li paghiamo noi, con i soldi che i nostri donatori ci hanno voluto generosamente dare per Haiti. Sono questi i continui interventi: scuola, sanità, aiuto alle mamme. In questi ultimi sei mesi sono nati 7000 bambini al mese.

D. – La popolazione haitiana come sta reagendo?

R. – Sono persone abituate a soffrire, abituate all’enorme povertà. E allora negli occhi di queste persone vediamo due cose: da una parte, una capacità di risposta molto forte, una grande energia, la prontezza a ripartire; dall’altra, devo ammettere, che a volte hai la sensazione di una tristezza talmente cupa, talmente terribile, che un poco spaventa. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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