Europa: le Chiese chiedono di superare la povertà con una "sana collaborazione"
La povertà è uno scandalo che deve finire. È questo l’appello delle Chiese d’Europa
che si sono riunite il 9 luglio scorso nel palazzo della Commissione europea di Rue
de la Loi a Bruxelles. L’incontro - riferisce l'agenzia Sir - è stato organizzato
dagli organismi di Coordinamento ecclesiali, la Commissione Chiesa e Società (Csc)
e la Conferenza delle Chiese d’Europa (Cec) e la Commissione degli episcopati della
Comunità europea (Comece). Per la Commissione europea era presente László Andor, commissario
europeo per il lavoro, gli affari sociali e l’inclusione, accompagnato da una delegazione
di responsabili del settore sociale della Ce. Nel suo intervento, Andor ha illustrato
gli obiettivi presenti nella strategia 2020 che prevede tre priorità sul fronte della
crescita economica: una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. I poveri in
Europa erano, prima della crisi, 80 milioni di persone. Il commissario ha confermato
l’impegno della Commissione di puntare ad una diminuzione della povertà del 25% entro
il 2020. Per dare voce all’impegno delle chiese nella lotta alla povertà e all’esclusione
sociale, sono intervenuti l’arcivescovo Jukka Paarma, della Chiesa evangelica luterana
della Finlandia, e mons. Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presidente di Caritas
italiana. Ha partecipato ai lavori il vescovo Porfirio di Neapolis, della Chiesa ortodossa
di Cipro. Nei loro interventi, i vescovi hanno confermato il forte impegno delle Chiese
cristiane europee nella lotta alla povertà e all’esclusione sociale che si esprime
sia attraverso un lavoro concreto e quotidiano, sia contribuendo a promuovere la globalizzazione
della solidarietà fra le popolazioni europee. Al termine del suo intervento, mons.
Merisi ha ribadito la consapevolezza che “le responsabilità e i ruoli delle Chiese
e delle Istituzioni sono differenti, ma tra esse non possono non strutturarsi forme
di ‘sana collaborazione’ laddove si riconosca che un buon ordinamento della società
deve radicarsi in autentici valori etici e civili il più possibile condivisi dai cittadini
e patrimonio del corpo sociale”. Il progetto di un’Europa “Casa comune” dei popoli
europei, hanno concluso i vescovi, sarà confermato o meno nei prossimi anni se le
sue Istituzioni sapranno rispondere positivamente alle sfide della povertà ancora
così scandalosamente presente nel pur ricco continente. (R.P.)