Festa di san Benedetto: in tempi di degrado, seppe vivificare la cultura cristiana
anteponendo Dio ad ogni desiderio
La famiglia benedettina festeggia oggi in modo solenne il santo patrono d’Europa.
Ma qual è il cuore del messaggio di san Benedetto? Federico Piana lo ha chiesto
al padre benedettino Cipriano Carini, presidente nazionale del Dim, il Dialogo
interreligioso monastico:
R. - Un
mesaggio che vorrei mettere in relazione al momento storico in cui viveva: di fronte
ad una cultura e ad una società in degrado, ha saputo fare delle scelte che non sono
soltanto personali, ma che diventano poi un modo per rifondare la cultura cristiana.
D. - Possiamo dire che san Benedetto è strettamente legato alla nascita
e alla diffusione del monachesimo in Italia e in Europa?
R. - Per l’Occidente
certamente sì. Fa anche meraviglia il vedere come di fatto abbia una conoscenza molto
grande di tutti i testi che sono dell’Oriente e quindi del monachesimo nato prima
- specialmente in Egitto - e di alcuni passi di quello che è l’insieme della spiritualità,
specialmente di San Basilio. Potrebbe essere considerato come un eremita che non conosce
niente, mentre invece dalla sua Regola e dalla sua vita risalta che è un uomo anche
di grande cultura in campo biblico - la sua Regola è un continuo citare la Bibbia
- e in campo spirituale, perché si fa sempre riferimento ai padri del monachesimo
dell’Oriente.
D. - Parliamo della vita di san Benedetto: che vita è
stata?
R. - E’ un continuo cercare. Non trovando mai una risposta adeguata
alla sua ricerca, lascia Norcia. Direi che la sua è stata una vita movimenta nonostante
fosse un monaco. E’ sempre in ricerca di qualcosa di più libero, per poter essere
solo di Dio, così come dice proprio nella sua Regola: “il monaco è colui che cerca
veramente Dio e niente antepone all’amore di Cristo”.
D. - Quindi cercava
Dio: la ricerca di Dio e dell’Assoluto…
R. - Comprendendo la sua spiritualità
e leggendo la sua Regola si può notare come davvero inciti la persona ad avere davanti
a sé l’Assoluto, che è Dio. Tutte le altre cose - compresa l’economia - diventano
secondarie. Bisogna, quindi, essere disponibili a lasciare tutto, perché l’essenziale
è quello che non finisce mai: è l’amore di Dio!
D. – Cosa insegna la
Regola di san Benedetto?
R. - Forse dobbiamo dire che prima di tutto
regola la vita dell’uomo: non gli lascia quella libertà assoluta che gli permette
cioè di fare quello che vuole, ma lo mette di fronte al Vangelo. La Regola è solamente
un modo per vivere il Vangelo, è un’educazione non solo spirituale, ma anche psicologica
della crescita umana. Allo stesso tempo, però, non si tratta soltanto di un sussidio
per la persona singola, ma soprattutto di un saper vivere insieme, volendosi bene,
pur provenendo - come era allora e come sarà sempre di più anche tra di noi oggi -
da culture e da etnie diverse. Ma è poi anche una formazione per avere una presenza
viva nella Chiesa e nella società. (Montaggio a cura di Maria Brigini)