Domani, nella Festa di San Benedetto, l'Angelus del Papa a Castel Gandolfo
Domani a mezzogiorno, nella festa di San Benedetto, patrono d’Europa, il Papa guiderà
la preghiera mariana dell’Angelus nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, dove
si è trasferito mercoledì scorso per un periodo di riposo. Il Santo di Norcia, fondatore
del monachesimo occidentale che ha avuto un influsso fondamentale sullo sviluppo della
civiltà europea, è anche il patrono del Pontificato di Benedetto XVI che gli ha dedicato
numerosi interventi e una catechesi specifica all’udienza generale. Ce ne parla Sergio
Centofanti: Il Papa indica
San Benedetto “come una luce per il nostro cammino … un vero maestro alla cui scuola
possiamo imparare l’arte di vivere l’umanesimo vero”. Vissuto a cavallo tra il V e
il VI secolo, in un’epoca in cui il mondo era sconvolto da una tremenda crisi di valori
e di istituzioni, causata dal crollo dell’Impero Romano, dall’invasione dei nuovi
popoli e dalla decadenza dei costumi, il giovane San Benedetto si ritira per tre anni
in una grotta nei pressi di Subiaco. Questo periodo di solitudine con Dio, fu per
Benedetto un tempo di maturazione: “Qui doveva sopportare e superare
le tre tentazioni fondamentali di ogni essere umano: la tentazione dell’autoaffermazione
e del desiderio di porre se stesso al centro, la tentazione della sensualità e, infine,
la tentazione dell’ira e della vendetta. Era infatti convinzione di Benedetto che,
solo dopo aver vinto queste tentazioni, egli avrebbe potuto dire agli altri una parola
utile per le loro situazioni di bisogno. E così, riappacificata la sua anima, era
in grado di controllare pienamente le pulsioni dell’io, per essere così un creatore
di pace intorno a sé”. (Udienza generale, 9 aprile 2008)
Solo allora
Benedetto decide di fondare i primi monasteri e dà ai suoi monaci una “Regola” che
unisce preghiera, studio e lavoro, una perfetta sintesi di azione e contemplazione: “Senza
preghiera non c’è esperienza di Dio. Ma la spiritualità di Benedetto non era un’interiorità
fuori dalla realtà. Nell’inquietudine e nella confusione del suo tempo, egli viveva
sotto lo sguardo di Dio e proprio così non perse mai di vista i doveri della vita
quotidiana e l’uomo con i suoi bisogni concreti”. (Udienza generale, 9 aprile 2008)
Nella
sua “Regola”, Benedetto parla dell’obbedienza del monaco cui deve corrispondere la
saggezza dell’Abate: questi “deve essere insieme un tenero padre e anche un severo
maestro (2,24), un vero educatore. Inflessibile contro i vizi, è però chiamato soprattutto
ad imitare la tenerezza del Buon Pastore (27,8), ad “aiutare piuttosto che a dominare”
(64,8), ad “accentuare più con i fatti che con le parole tutto ciò che è buono e santo”
e ad “illustrare i divini comandamenti col suo esempio” (2,12): “Per
essere in grado di decidere responsabilmente, anche l’Abate deve essere uno che ascolta
‘il consiglio dei fratelli’ (3,2), perché ‘spesso Dio rivela al più giovane la soluzione
migliore’ (3,3). Questa disposizione rende sorprendentemente moderna una Regola scritta
quasi quindici secoli fa! Un uomo di responsabilità pubblica, e anche in piccoli ambiti,
deve sempre essere anche un uomo che sa ascoltare e sa imparare da quanto ascolta”.
(Udienza generale, 9 aprile 2008)
San Benedetto – sottolinea il
Papa – tanto ha fatto per la formazione della civiltà e della cultura europea. E ancora
oggi, in un’epoca in cui il vecchio continente “è alla ricerca della propria identità”,
indica all’Europa la strada da percorrere: “Per creare un’unità nuova
e duratura, sono certo importanti gli strumenti politici, economici e giuridici, ma
occorre anche suscitare un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici
cristiane del Continente, altrimenti non si può ricostruire l’Europa. Senza questa
linfa vitale, l’uomo resta esposto al pericolo di soccombere all’antica tentazione
di volersi redimere da sé – utopia che, in modi diversi, nell’Europa del Novecento
ha causato, come ha rilevato il Papa Giovanni Paolo II, “un regresso senza precedenti
nella tormentata storia dell’umanità” (Insegnamenti, XIII/1, 1990, p. 58)”. (Udienza
generale, 9 aprile 2008)