Continua il dramma di Haiti a sei mesi dal terremoto: 2 milioni i senzatetto
“Ancora drammatiche le condizioni di vita per migliaia di haitiani”. Questa la situazione
che emerge a sei mesi dal sisma che il 12 gennaio scorso ha sconvolto il Paese caraibico,
distruggendo la capitale Port-au-Prince e dintorni, provocando oltre 230 mila vittime,
300 mila feriti e oltre un milione di senza tetto. La Caritas internationalis ha reso
noto un rapporto sugli aiuti forniti ai terremotati, ed emerge una situazione ancora
drammatica a causa della lentezza della ricostruzione. Stessa denuncia viene da un
altro rapporto, quello di Medici senza frontiere (Msf) che confermano le drammatiche
condizioni di vita in cui versano gli haitiani. Sono ancora circa 2 milioni le persone
che vivono per strada. Circa 1300 tendopoli d’emergenza sono diventate la loro casa
fissa. Tutti lottano per sopravvivere. I bambini sono malnutriti, occorrono l’igiene
e l’assistenza medica di base. Non c’é elettricità né acqua potabile. La situazione
è terribile anche per quanto riguarda le strade: alcune vie della capitale sono del
tutto inagibili. C’è chi è sprovvisto anche di tende. Chi vive nei campi è particolarmente
esposto al rischio di diffusione di malattie. Questi i dati allarmanti che emergono
dal rapporto “Una nuova speranza per Haiti”, il bilancio ad opera della rete internazionale
delle Caritas. Riguardo all’impegno della rete Caritas, nello specifico, finora sono
stati forniti aiuti alimentari a 1,5 milioni di persone a Port-au-Prince, Léogane
e in nove diocesi, cure mediche a 400.000 persone, assistenza psicologica, acqua,
servizi igienici, pari a 37,4 milioni di euro, raggiungendo complessivamente più di
2,3 milioni di persone. Sono stati inoltre distribuiti ripari d’urgenza a circa 160.000
persone, a Port-au-Prince e nelle zone rurali. Secondo il presidente René Preval,
tre sono le priorità politiche per il Paese: istituire un organismo per la ricostruzione;
stabilire delle possibili date per le elezioni; coordinare la sistemazione dei tanti
sfollati. Se il governo non provvede a rilasciare un certificato di sicurezza per
ricostruire gli edifici o le case, la Chiesa e le istituzioni religiose sono impossibilitate
a fornire il proprio aiuto. Il nunzio apostolico ad Haiti ha rivolto il suo appello
alla comunità internazionale in un’intervista all’agenzia Fides, ribadendo la richiesta
di aiuto di cui ha tanto bisogno il Paese. Sono stati distribuiti ripari d’urgenza
a circa 160.000 persone, a Port-au-Prince e nelle zone rurali. La Caritas ha elaborato
un piano di reinserimento sociale e ricostruzione per i prossimi cinque anni, identificando
alcune priorità: case, educazione, riduzione dei rischi di catastrofi, salute e ristabilimento
dei mezzi di sussistenza. Nel rapporto – riferisce l’agenzia Sir – il cardinale Oscar
Andres Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucicalpa e presidente di Caritas internationalis,
ricorda che “bisogna ricostruire le scuole, le case e la vita delle persone”, per
cui “è importante non dimenticare Haiti in questo momento”. E continua: “Haiti ha
attirato l’attenzione del mondo quando le Nazioni Unite hanno definito questa catastrofe
la peggiore negli ultimi 65 anni della loro storia. Prima, questo Paese e la sua estrema
povertà erano ampiamente dimenticati. È deplorevole che ci sia voluto un terremoto
di questa portata perché il mondo si accorgesse dello scandalo rappresentato dalla
situazione di Haiti”. “Non basta rabberciare le ferite del Paese – conclude il cardinale
Rodriguez Maradiaga – la ricostruzione deve ridare una nuova speranza ad Haiti, fondata
sulla solidarietà e la giustizia”. (A cura di Carla Ferraro)