2010-07-10 15:32:25

Continua il dramma di Haiti a sei mesi dal terremoto: 2 milioni i senzatetto


“Ancora drammatiche le condizioni di vita per migliaia di haitiani”. Questa la situazione che emerge a sei mesi dal sisma che il 12 gennaio scorso ha sconvolto il Paese caraibico, distruggendo la capitale Port-au-Prince e dintorni, provocando oltre 230 mila vittime, 300 mila feriti e oltre un milione di senza tetto. La Caritas internationalis ha reso noto un rapporto sugli aiuti forniti ai terremotati, ed emerge una situazione ancora drammatica a causa della lentezza della ricostruzione. Stessa denuncia viene da un altro rapporto, quello di Medici senza frontiere (Msf) che confermano le drammatiche condizioni di vita in cui versano gli haitiani. Sono ancora circa 2 milioni le persone che vivono per strada. Circa 1300 tendopoli d’emergenza sono diventate la loro casa fissa. Tutti lottano per sopravvivere. I bambini sono malnutriti, occorrono l’igiene e l’assistenza medica di base. Non c’é elettricità né acqua potabile. La situazione è terribile anche per quanto riguarda le strade: alcune vie della capitale sono del tutto inagibili. C’è chi è sprovvisto anche di tende. Chi vive nei campi è particolarmente esposto al rischio di diffusione di malattie. Questi i dati allarmanti che emergono dal rapporto “Una nuova speranza per Haiti”, il bilancio ad opera della rete internazionale delle Caritas. Riguardo all’impegno della rete Caritas, nello specifico, finora sono stati forniti aiuti alimentari a 1,5 milioni di persone a Port-au-Prince, Léogane e in nove diocesi, cure mediche a 400.000 persone, assistenza psicologica, acqua, servizi igienici, pari a 37,4 milioni di euro, raggiungendo complessivamente più di 2,3 milioni di persone. Sono stati inoltre distribuiti ripari d’urgenza a circa 160.000 persone, a Port-au-Prince e nelle zone rurali. Secondo il presidente René Preval, tre sono le priorità politiche per il Paese: istituire un organismo per la ricostruzione; stabilire delle possibili date per le elezioni; coordinare la sistemazione dei tanti sfollati. Se il governo non provvede a rilasciare un certificato di sicurezza per ricostruire gli edifici o le case, la Chiesa e le istituzioni religiose sono impossibilitate a fornire il proprio aiuto. Il nunzio apostolico ad Haiti ha rivolto il suo appello alla comunità internazionale in un’intervista all’agenzia Fides, ribadendo la richiesta di aiuto di cui ha tanto bisogno il Paese. Sono stati distribuiti ripari d’urgenza a circa 160.000 persone, a Port-au-Prince e nelle zone rurali. La Caritas ha elaborato un piano di reinserimento sociale e ricostruzione per i prossimi cinque anni, identificando alcune priorità: case, educazione, riduzione dei rischi di catastrofi, salute e ristabilimento dei mezzi di sussistenza. Nel rapporto – riferisce l’agenzia Sir – il cardinale Oscar Andres Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucicalpa e presidente di Caritas internationalis, ricorda che “bisogna ricostruire le scuole, le case e la vita delle persone”, per cui “è importante non dimenticare Haiti in questo momento”. E continua: “Haiti ha attirato l’attenzione del mondo quando le Nazioni Unite hanno definito questa catastrofe la peggiore negli ultimi 65 anni della loro storia. Prima, questo Paese e la sua estrema povertà erano ampiamente dimenticati. È deplorevole che ci sia voluto un terremoto di questa portata perché il mondo si accorgesse dello scandalo rappresentato dalla situazione di Haiti”. “Non basta rabberciare le ferite del Paese – conclude il cardinale Rodriguez Maradiaga – la ricostruzione deve ridare una nuova speranza ad Haiti, fondata sulla solidarietà e la giustizia”. (A cura di Carla Ferraro) RealAudioMP3








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