Brasile: la Chiesa lancia un allarme per le violenze contro gli indigeni
Il Consiglio Indigenista Missionario (Cimi) presso la sede della Conferenza episcopale
a Brasilia ha diffuso un rapporto sulle violenze contro i popoli indigeni del Paese.
I dati diffusi si riferiscono al 2009. Si sono registrati sessanta omicidi e 133 casi
di violenza provocati da omissione di soccorso da parte del potere pubblico. Il rapporto
– si apprende dall’Osservatore Romano - evidenzia anche il crescente processo di criminalizzazione
nei confronti dei capitribù e l'intensificarsi di azioni contro gli indigeni impegnati
nella difesa del territorio. Il documento è stato presentato dal presidente del Cimi,
don Erwin Kräutler, dall'antropologa Lucia Rangel, coordinatrice della ricerca, e
dal missionario del Consiglio del Mato Grosso do Sul, padre Egon Heck. Il testo è
suddiviso in tre parti: dapprima affronta l'argomento delle violenze contro gli indigeni
(omicidi, minacce, atti di razzismo, danni contro il patrimonio). Nella seconda parte
tratta delle violenze verificatesi per omissioni da parte del potere pubblico. Un
capitolo conclusivo fornisce dettagliate informazioni sulle violenze contro i popoli
indigeni isolati o con pochi contatti con l'esterno. Un'attenzione particolare è stata
rivolta anche ai danni all'ambiente provocati dalla realizzazione di grandi progetti:
centrali elettriche, programmi di ecoturismo, gasdotti, esplorazione minerale, ferrovie
e idrovie. Tali opere hanno un impatto negativo sui territori indigeni e condizionano
pesantemente la vita di diversi popoli. Il rapporto sulla violenza evidenzia, ancora
una volta, il triste primato del Mato Grosso do Sul, dove l'anno scorso si è registrato
il 54% degli omicidi. A fare da sfondo a questa violenza continua nei confronti degli
indigeni vi sono industriali, imprenditori e latifondisti interessati allo sfruttamento
della terra. (M.A.)