Sudafrica: le Chiese si mobilitano contro una possibile recrudescenza di attacchi
xenofobi dopo la fine dei Mondiali
Con l’avvicinarsi dell’omai imminente finale della Coppa del mondo di calcio in Sudafrica
cresce il timore che la fine della competizione possa segnare l’inizio di una nuova
ondata di violenze xenofobe contro le comunità immigrate che vivono nel Paese. La
questione è stata sollevata nei giorni scorsi in un incontro di una delegazione di
leader religiosi sudafricani con il Presidente Jacob Zuma. A guidare la delegazione
mons. Buti Tahagale, arcivescovo di Johannesburg, nonché presidente della Conferenza
episcopale sudafricana (SACBC). “Siamo certi che i servizi di sicurezza interverranno
tempestivamente nel caso dovessero verificarsi violenze”, ha dichiarato all’agenzia
Cns il portavoce dell’episcopato padre Chris Townsend. “Si tratta di voci e speriamo
che si rivelino false”. Intanto la Chiesa si sta mobilitando per prepararsi a questa
eventualità. Tra le varie iniziative vi è quella del dipartimento della Giustizia
e della Pace della Conferenza episcopale che sta organizzando una serie di incontri
nelle diocesi su come rispondere alla xenofobia. “Dobbiamo capire chi c’è dietro a
queste minacce e coinvolgere la polizia”, ha detto il responsabile di Giustizia e
Pace padre Mike Deeb , esprimendo l’auspicio che i recenti Mondiali della Pace promossi
nelle parrocchie sudafricane dalla Caritas in concomitanza con la Coppa del mondo
abbiano contribuito a favorire un clima di maggiore tolleranza tra le varie comunità.
Un ruolo in questo senso è stato svolto dagli stessi Mondiali. Secondo padre Thulani
Manan, parroco a Soweto, essi sono stati stato un importante “fattore di unità nazionale”.
Un giudizio condiviso dal quotidiano cattolico “The Southern Cross”. Per il card.
Wilfrid Napier, arcivescovo di Durban, anche la sconfitta del Sudafrica e l’arrivo
del Ghana ai quarti di finale ha avuto un effetto salutare sul Paese: “Credo che abbia
allontanato i sudafricani dalla tentazione del nazionalismo, aiutandoli a vedere le
partite come una competizione africana e non solo sudafricana”, ha detto il porporato
al quotidiano. Dal 2008 in Sudafrica più di 60 persone sono rimaste uccise e 30mila
costrette a fuggire da attacchi xenofobi. All’origine dell’escalation l’accresciuta
presenza di immigrati, soprattutto dal vicino Zimbabwe, che sono anche le principali
vittime. Si calcola che siano 10milioni le persone immigrate nel Paese dalla fine
dell’ apartheid nel 1994. (L.Z.)