Nuovo attentato nel nordest del Pakistan. Un kamikaze si è fatto esplodere di fronte
ad un ufficio pubblico, dove erano in distribuzione sedie a rotelle per portatori
di handicap, causando almeno 55 morti. Il terribile attentato è avvenuto nella zona
tribale di Mohmand, non lontano dalla frontiera con l’Afghanistan. L’area è una roccaforte
dei talebani e più volte è stata teatro di attacchi terroristici. Per un’analisi sulla
situazione nel Paese, Salvatore Sabatino ha sentito Elisa Giunchi, docente
di Storia ed Istituzioni dei Paesi Islamici presso l’Università Statale di Milano: R. – La situazione
nel Paese è esplosiva anche perché si ha l’impressione che gli attentati e il dilagare
delle violenze si stiano estendendo verso Peshawar. Alcuni attentati, poi, negli ultimi
anni si sono verificati anche nella capitale e, cosa in un certo senso ancora più
preoccupante, nel Punjab, che è il cuore economico del Paese. Se poi si pensa che
questa situazione esplosiva, in cui si sommano gruppi molto diversi che hanno obiettivi
molto diversi - gente diversa, collegamenti con al Qaeda che vanno ad alimentare la
situazione in Afghanistan - il quadro è estremamente grave …
D. – Il
governo pakistano ha promesso in settimana una conferenza nazionale per migliorare
la lotta antiterrorismo in tutto il Paese. Si riuscirà, secondo lei, a raggiungere
qualche risultato nonostante la frammentazione?
R. – Non credo. Sicuramente
nel periodo di presidenza Zardari e, ancora prima, negli ultimi anni del presidente
Musharraf, c’erano stati alcuni segnali positivi. Soprattutto un maggiore impegno
militare nelle aree tribali. Tuttavia si ha l’impressione che non ci si renda pienamente
conto ai vertici pakistani – civili e militari – della gravità della situazione e
che, soprattutto, continuino ad esserci delle connivenze in alcuni settori dell’esercito,
dell’intelligence, in Pakistan, con la militanza. E, probabilmente, l’unica soluzione
sarebbe quella di iniziare, da parte della comunità internazionale, a leggere il conflitto
per poterlo risolvere alla luce di una prospettiva regionale.
D. – Che
valore ha, oggi, il Pakistan negli equilibri geopolitici dell’intera area?
R.
– Sicuramente, una posizione centrale. In parte perché è potenza nucleare in un’area
che è la più nuclearizzata nel mondo; in parte per il mai sopito conflitto con la
vicina India e il tentativo – da parte pakistana – di arrestare l’avanzata regionale
ed extra-regionale dell’India, che è iniziata già alla fine degli anni Novanta; in
parte anche per la situazione difficile con la Cina, nel senso che la Cina con l’India
ha anche dei dissidi confinari che non sono mai stati risolti. Poi, naturalmente,
il rapporto con l’Iran, con l’Afghanistan … Quindi, è una situazione veramente molto,
molto complessa …