2010-07-09 15:16:07

Accuse di blasfemia in Pakistan: famiglia cristiana in fuga


Nella città pakistana di Lahore da tre giorni sono nascosti in un luogo segreto i membri di una famiglia di cristiani, in fuga dai fondamentalisti e dalla polizia, perché accusati di blasfemia. Una famiglia pakistana cristiana di Model Town, sobborgo residenziale a Lahore, ha abbandonato la propria casa per sfuggire all’assalto di una folla di musulmani locali. I membri di questa famiglia sono accusati di blasfemia per aver utilizzato un pannello – sul quale vi sarebbero impressi versi del Corano – per coprire il soffitto del bagno. Lo riferisce l’agenzia Asianews. Gli inquirenti hanno disposto un mandato di cattura nei confronti dei cristiani e hanno arrestato due loro parenti, per costringere i ricercati a costituirsi. A denunciare la vicenda è stato il Pakistan Christian Post, secondo cui alla base dell’accusa di blasfemia vi sarebbero “rancori personali o inimicizie”. Il 5 luglio scorso una folla composta da oltre 2 mila musulmani ha tentato di bruciare l’abitazione dei cristiani, fuggiti prima dell’arrivo della polizia. Da tre giorni sono nascosti in un luogo segreto, nel timore di rappresaglie della comunità islamica. Il Centro di assistenza legale a difesa delle vittime di blasfemia, ha avviato un’indagine parallela sull’incidente, consultandosi con le forze dell’ordine e intervistando cristiani e musulmani della zona. Secondo la ricostruzione degli eventi, la tensione è andata crescendo tanto da vedersi gomme bruciate, strade bloccate e il ricorso alla polizia per procedere all’arresto. I cristiani dell’area non hanno voluto commentare la vicenda, nel timore di ritorsioni o di nuovi attacchi. Il Centro di assistenza legale a difesa delle vittime di blasfemia ha precisato che dopo aver visto il pannello incriminato, mostrato loro da un musulmano locale, “non sono emerse parole o frasi riconducibili a versetti del Corano”. Un dettaglio è stato rilevato dal Pakistan Christian Post secondo cui si tratterebbe di una famiglia molto povera e analfabeta, che non avrebbe saputo leggere e comprendere le scritte impresse sul pannello. Per questo, i musulmani della zona – sottolinea ancora il giornale pakistano – hanno “sfruttato” la loro ignoranza per incriminare Zahid Masih e i due parenti, verso i quali nutrono “rancori personali o inimicizie”. La legge sulla blasfemia è stata introdotta nel 1986 dal dittatore pakistano Zia-ul Haq ed è diventata uno strumento di discriminazioni e violenze. La norma del codice penale pakistano punisce con l’ergastolo chi offende il Corano e con la condanna a morte chi insulta Maometto. (A cura di Carla Ferraro)RealAudioMP3







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