L’arcivescovo di Caracas risponde alle accuse del presidente Chavez
L’arcivescovo di Caracas, cardinale Jorge Urosa, ha risposto in una nota alle accuse
rivoltegli dal Presidente venezuelano Chavez, che, lo scorso 5 luglio, lo ha definito
un oppositore politico contrario alla rivoluzione bolivariana. Cogliendo l’occasione
per denunciare il “pericolo che assedia” il Paese, il porporato – che ha ricevuto
ampia solidarietà dal mondo ecclesiastico e dalla società civile – afferma di essere
stato “aggredito ingiustamente” per il solo fatto di aver parlato “seguendo la propria
coscienza”. Il cardinale a più riprese ha richiamato l’attenzione sulla grave crisi
che colpisce il Paese anche sul versante del clima sociale e dei metodi di governo
e si è scontrato con il Presidente che – si legge – “al posto di riflettere e misurare
gli argomenti esposti e dunque rettificare la sua condotta, si limita a fare uso delle
offese e della squalifica” delle persone che fanno legittimo uso del diritto alla
critica. “Calpestando la Costituzione – prosegue - il presidente e il governo desiderano
portare il Paese verso la strada del socialismo marxista”. Una strada, che, alla fine,
contrariamente alla volontà popolare espressa nel referendum del 2007 che ha bocciato
la proposta statalista e socialista, conduce a una dittatura che non sarà neanche
del proletariato bensì della sola cupola che governa. Si tratta di una condotta “illegale”
che – afferma ancora la nota – mira anche a colpire “i diritti umani, civili e politici
dei venezuelani". Tra le recenti misure che destano viva preoccupazione sul futuro
della libertà in Venezuela, l'arcivescovo ricorda il "progressivo controllo dell'importazione,
distribuzione e commercializzazione degli alimenti con lo scopo di far dipendere dal
governo addirittura il diritto al cibo”, definendolo un attentato "alla sovranità
alimentare del Paese". Intanto, mentre il governo trascura questioni urgenti come
la sicurezza, la salute, le infrastrutture e i trasporti, il cardinale Urosa risponde
anche a certe affermazioni del Presidente ricordando che la nomina dei vescovi è una
“prerogativa esclusiva del Santo Padre” e non “una facoltà nelle mani dei politici”.
Il porporato ricorda dunque che i vescovi “non aspirano ad avere quote di potere né
tantomeno a diventare operatori politici”. I vescovi – precisa – “rivendicano il loro
diritto a pronunciarsi su tutto ciò che riguarda la vita e il futuro del popolo venezuelano”
con l’obiettivo del bene comune e delle opportunità per tutti “senza esclusioni, ingiustizie
e intolleranza”. In conclusione il cardinale ricorda dunque che “dal punto di vista
sociale la nostra è sempre una mano tesa in favore del dialogo e l'incontro”. (A
cura di Luis Badilla)