La Chiesa cubana: presto liberi 52 dissidenti politici
L'arcivescovo dell'Avana, cardinale Jaime Ortega, ha annunciato la liberazione di
52 dissidenti politici a Cuba e il trasferimento in carceri più vicine ai loro luoghi
d'origine di altri sei: l’annuncio è giunto ieri, dopo l’incontro del porporato con
il presidente cubano Raúl Castro, presenti anche i ministri degli Affari esteri di
Spagna e Cuba, Miguel Ángel Moratinos e Bruno Rodríguez Parrilla. In un comunicato
dell'arcivescovado, con riferimento al primo incontro tra le autorità della Chiesa
dell'isola e il presidente, si legge: "In continuità con il processo" avviato lo scorso
19 maggio, giorno della conversazione di quattro ore tra Raúl Castro, il cardinale
Ortega e mons. Dionisio García, presidente dell'episcopato, "il cardinale Ortega è
stato informato che nelle prossime ore altri sei detenuti saranno trasferiti alle
loro province di residenza e cinque saranno liberati subito e potranno raggiungere
la Spagna in compagnia dei loro parenti". Inoltre, prosegue il comunicato, i 47 detenuti
ancora in carcere dopo l'ondata di arresti del 2003 saranno liberati e potranno anche
loro lasciare il Paese "nei prossimi tre o quattro mesi a partire di questo momento.
Questo processo, precisa il comunicato, ha preso in considerazione le proposte avanzate
al cardinale dai familiari dei prigionieri". "Sono molto soddisfatto per il lavoro
che sta portando avanti la Chiesa nel suo dialogo con le autorità. Speriamo, ovviamente,
che dia risultati", aveva detto ieri l'altro il ministro Moratinos al termine della
riunione con il cardinal Ortega. Per ora resta aperta - e la situazione preoccupa
sia il governo cubano sia la Chiesa e l'opinione pubblica - la vicenda dell'altro
dissidente, Guillermo Fariñas, giornalista, in sciopero della fame da oltre tre mesi
e in condizioni di salute definite molto gravi. Lo scorso 28 giugno il giornalista
era stato visitato ancora una volta dal vescovo di Santa Clara, mons. Marcelo Arturo
Gonzalez. Da parte del dissenso per ora le prime reazioni sono improntate a cautela
e molti si mostrano scettici. Certo, si registrano reazioni positive ma tutti, inclusi
alcuni parenti e amici di Fariñas, affermano di "voler attendere e vedere poiché già
in passato siamo stati ingannati". Laura Pollan, portavoce delle "Dame in bianco",
familiari e mogli dei dissidenti in carcere, ha dichiarato: "Vogliamo una libertà
che sia vera. Se ci sono deportazioni forzate non si può certo parlare di passi avanti
sul fronte dei diritti umani". In questi giorni, la quasi totalità dei governi del
continente americano, e lo stesso Dipartimento di Stato a Washington, hanno espresso
pubblicamente la loro soddisfazione per il processo in corso a Cuba con il contributo
della Chiesa cubana e hanno salutato come "positive e incoraggianti" le misure del
governo del presidente Raúl Castro. (A cura di Luis Badilla)