Indonesia: l'islam moderato conferma il suo volto aperto al dialogo
L’islam indonesiano si rinnova e conferma il suo volto moderato, dialogico, aperto,
pluralista: è quanto emerge dalle intenzioni e dalla volontà dei nuovi vertici delle
due maggiori organizzazioni islamiche indonesiane: “Nahdlatul Ulama” (Nu) e “Muhammadiyah”.
La Muhammadiyah – che gestisce scuole, università e attività sociali e conta circa
40 milioni di seguaci, soprattutto nelle aree urbanizzate e nei ceti medi – ha concluso
oggi il suo 46° Congresso, festeggiando anche il centenario della sua nascita (1912).
Al vertice dell’organizzazione è stato rieletto, per un secondo mandato quinquennale,
Din Syamsuddin, leader che ha confermato, a livello nazionale e internazionale, una
chiara volontà, suffragata da scelte concrete, orientata alla moderazione e al dialogo
con altre comunità religiose, con la società, con il mondo politico. Nel marzo 2010
è stata invece la Nu a scegliere come nuovo presidente Sais Agil Siradj, che ha subito
dichiarato di voler seguire la linea tracciata dall’ex leader Nu ed ex presidente
indonesiano Abdurrahman Wahid, l’amato “Gus Dur”. La Nu, fondata nel 1926, è espressione
di un islam tradizionale, radicato soprattutto nelle zone rurali, ed è un’organizzazione
storicamente sempre aperta e tollerante verso le altre minoranze religiose. Le due
organizzazioni, tramite la nuova leadership, concordano nel condannare e isolare le
sparute frange islamiche estremiste (come il Fronte Islamico di Difesa, Fpi) presenti
nel panorama indonesiano, che di tanto in tanto alzano la voce e giungono agli onori
della cronaca per qualche episodio di intimidazione o di violenza. Valeria Martano,
responsabile della Comunità di Sant’Egigio per l’Indonesia, raggiunta dall’agenzia
Fides a Giacarta, dove ha incontrato i vertici delle due organizzazioni islamiche,
ha rimarcato: “Questo rinnovo - nella continuità infonde buone speranze per un futuro
di armonia e pace. La Muhammadiyah ha scelto di far precedere il Congresso da un ‘Forum
di Pace’, invitando esponenti di culture e religioni diverse da tutto il mondo, che
hanno presenziato anche all’apertura del Congresso: è un chiaro segnale di apertura.
La Nu sta organizzando, per l’autunno 2010, un incontro interreligioso intitolato
‘Famiglia di Dio, Famiglia di popoli’, con gli stessi obiettivi. Il cuore e la sostanza
dell’islam indonesiano camminano sulla via del dialogo”. Martano aggiunge a Fides.
“Gruppi estremisti come il Fpi sono pochi ma rumorosi. A volte trovano terreno fertile
nelle fasce povere ed emarginate della popolazione. Infatti nell’Indonesia odierna,
dietro una forte crescita economica (+ 5,7% del Pil nel primo quadrimestre 2010) si
cela un aumento del divario fra ricchi e poveri, foriero di tensioni sociali, nelle
quali a volte può rientrare anche il fattore dell’identità etnica o religiosa”. Secondo
un rapporto dell’International Crisis Group del 6 luglio, in Indonesia “il progetto
jihadista è fallito”, e “i gruppi terroristi-jihadisti sono deboli e disgregati”,
sebbene riescano ancora a mettere in atto azioni terroristiche. (R.P.)