Il cardinale Njue sulle obiezioni dei vescovi del Kenya alla nuova Costituzione
‘‘La Chiesa in Kenya continuerà a respingere la nuova costituzione fintanto che le
questioni che dividono i keniani, segnatamente quella della terra, l’aborto, la famiglia,
il rispetto della vita e quella dei khadi (i tribunali islamici), non saranno risolte”.
È quanto ha ribadito il cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi, in un’intervista
all’agenzia Apic in cui spiega le obiezioni delle Chiese del Kenya all’attuale testo
di revisione costituzionale sul quale i cittadini keniani dovranno pronunciarsi in
un referendum il prossimo agosto. Il testo è stata presentato ufficialmente il 6 maggio
scorso senza alcuna modifica rispetto alla bozza originale, sulla quale – lo ricordiamo
- le Chiese cristiane keniane avevano già espresso forti riserve. Tra i nodi principali
resta, in primo luogo, la tutela del diritto alla vita dal concepimento fino alla
morte naturale. Nella sua attuale formulazione esso rischia infatti di aprire la strada
alla liberalizzazione dell’aborto. Altre importanti questioni su cui si appuntano
le riserve delle Chiese cristiane locali sono poi il riconoscimento costituzionale
dei tribunali musulmani, i cosiddetti Kadhi, che rischia di alimentare i conflitti
religiosi nel Paese, la tutela della famiglia, il recepimento nell’ordinamento kenyano
delle normative internazionali e la salute riproduttiva. “Quello che ci preoccupa
maggiormente - afferma il cardinale Njue nell’intervista – è che i nodi problematici
non sono opera di kenyani, quanto piuttosto di forze esterne”. Secondo il porporato,
non è in discussione la necessità di aggiornare l’attuale costituzione, “ma il rispetto
dei valori umani della società”. Su questi punti - sottolinea - le Chiese cristiane
nel Paese sono compatte: “Abbiamo sempre lavorato insieme in seno al Consiglio Nazionale
delle Chiese del Kenya su questa costituzione. Abbiamo anche dialogato con i musulmani
sin dal primo referendum costituzionale del 2005. Un dialogo che si è sfortunatamente
interrotto quando è subentrata la questione dell’inserimento dei khadi nella Costituzione”.
Nell’intervista l’arcivescovo di Nairobi parla anche del Sinodo Speciale per l’Africa
e della questione del celibato dei preti che sta diventando un problema molto serio
per la Chiesa in Kenya. Su quest’ultimo punto il porporato ha ricordato che “nessuno
è costretto al sacerdozio. Se una persona non è in grado di continuare a vivere nel
celibato, esistono delle procedure specifiche per questo. (L.Z.)