Il card. Njue: la nuova costituzione non affronta le gravi questioni che dividono
i keniani
NAIROBI, 7 luglio 2010 In un'intervista il card. Njue spiega i motivi delle obiezioni
dei vescovi alla nuova costituzione e spiega le ragioni del celibato sacerdotale
‘‘La
Chiesa in Kenya continuerà a respingere la nuova costituzione fintanto che le questioni
che dividono i keniani, segnatamente quella della terra, l’aborto, la famiglia, il
rispetto della vita e quella dei khadi (i tribunali islamici), non saranno risolte”.
È quanto ha ribadito il cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi, in un’intervista
all’agenzia Apic in cui spiega le obiezioni delle Chiese del Kenya all’attuale testo
di revisione costituzionale sul quale i cittadini keniani dovranno pronunciarsi in
un referendum il prossimo agosto. Il testo è stata presentato ufficialmente il 6 maggio
scorso senza alcuna modifica rispetto alla bozza originale, sulla quale – lo ricordiamo
- le Chiese cristiane keniane avevano già espresso forti riserve. Tra i nodi principali
resta, in primo luogo, la tutela del diritto alla vita dal concepimento fino alla
morte naturale. Nella sua attuale formulazione esso rischia infatti di aprire la strada
alla liberalizzazione dell’aborto. Altre importanti questioni su cui si appuntano
le riserve delle Chiese cristiane locali sono poi il riconoscimento costituzionale
dei tribunali musulmani, i cosiddetti Kadhi, che rischia di alimentare i conflitti
religiosi nel Paese, la tutela della famiglia, il recepimento nell’ordinamento kenyano
delle normative internazionali e la salute riproduttiva. “Quello che ci preoccupa
maggiormente - afferma il card. Njue nell’intervista – è che i nodi problematici non
sono opera di keniani, quanto piuttosto di forze esterne”. Secondo il porporato, non
è in discussione la necessità di aggiornare l’attuale costituzione, “ma il rispetto
dei valori umani della società”. Su questi punti - sottolinea - le Chiese cristiane
nel Paese sono compatte: “Abbiamo sempre lavorato insieme in seno al Consiglio Nazionale
delle Chiese del Kenya (NCCK) su questa costituzione. Abbiamo anche dialogato con
i musulmani sin dal primo referendum costituzionale del 2005. Un dialogo che si è
sfortunatamente interrotto quando è subentrata la questione dell’inserimento dei khadi
nella Costituzione”. Nell’intervista l’arcivescovo di Nairobi parla anche del Sinodo
Speciale per l’Africa e della questione del matrimonio dei preti che sta diventando
un problema molto serio per la Chiesa in Kenya. Su quest’ultimo punto il porporato
ha ricordato che “nessuno è costretto al sacerdozio. Se una persona non è in grado
di continuare a vivere nel celibato, esistono delle procedure specifiche per questo.
Non possiamo accettare che una persona rimanga nel sacerdozio mentre mette su famiglia”,
ha detto il card. Njue. (ZENGARINI)