Benedetto XVI a Castel Gandolfo, per vivere il riposo del corpo e la contemplazione
dell'anima
Benedetto XVI ha trascorso la prima mattinata nella sua residenza estiva di Castel
Gandolfo, dopo il trasferimento di ieri pomeriggio dal Vaticano. Il Papa vivrà le
prossime settimane di luglio dedicandosi al riposo, lontano da impegni ufficiali,
se si eccettua la celebrazione degli Angelus domenicali. Il periodo delle ferie estive
come parentesi privilegiata, non solo per il riposo dalle fatiche dell’anno, ma anche
come momento di introspezione spirituale è stato più volte evocato da Benedetto XVI
in questi anni. Alessandro De Carolis ricorda alcune delle parole dedicate
dal Papa a questo argomento: Staccare la
spina, buttare l’orologio, dimenticare i colleghi e magari pure i familiari. E soprattutto
divertirsi, perché del domani c’è una certezza: che di lì a una-due settimane, la
routine del lavoro ricomincerà inesorabile. Al di là delle sensibilità personali,
per chiunque il concetto di vacanza è con tutta evidenza un processo di spoliazione.
Quando per una persona arriva il sospirato momento in cui interrompere la sequenza
delle responsabilità quotidiane, subentra prepotente la volontà di scrollarsi di dosso
ciò che a quelle responsabilità la tiene avvinta. Via i luoghi, i mezzi, le persone
della vita ordinaria, per creare uno spazio, un vuoto da riempire con ciò che piace,
rilassa, diverte. In questo umano e legittimo desiderio di temporanea evasione, il
cristiano – ricorda il Papa – è chiamato a riempire quello spazio non solo con lo
svago del corpo ma anche e soprattutto con il riposo dello spirito. Quel vuoto – vacuum
direbbero i latini, da cui la parola “vacanza” – deve diventare, ha ricordato molte
volte Benedetto XVI, un vacare Deo, cioè un fare vuoto dentro di sé per riempirlo
di Dio: "Ogni buon cristiano sa che le vacanze sono tempo opportuno
per distendere il fisico ed anche per nutrire lo spirito attraverso spazi più ampi
di preghiera e di meditazione, per crescere nel rapporto personale con Cristo e conformarsi
sempre più ai suoi insegnamenti". (15 luglio 2007)
“Non dimenticare
Dio durante le vacanze”, ribadiva Benedetto XVI nell’ultimo Angelus del luglio 2009.
Vale ritagliarsi uno spazio, insisteva, per una riflessione che scavi a un livello
più profondo della classica inerzia mentale prediletta dal vacanziero medio, per scoprire
che è così che riposa l’anima: “Disponendo di più tempo libero ci si
può dedicare con maggiore agio al colloquio con Dio, alla meditazione della Sacra
Scrittura e alla lettura di qualche utile libro formativo. Chi fa l’esperienza di
questo riposo dello spirito, sa quanto esso sia utile per non ridurre le vacanze a
mero svago e divertimento”. (13 agosto 2006) Che la montagna, con i
suoi silenzi fatti di boschi o di rocce, induca e aiuti più di altri scenari naturali
in questo processo di spoliazione dello spirito, il Papa lo ha sempre testimoniato
ritirandosi spesso durante l’estate in località alpine o dolomitiche. Nel 2005, durante
il suo primo soggiorno a Les Combes, trovò parole ispirate per descrivere come “a
contatto con la natura la persona – disse – ritrovi la sua giusta dimensione”: “Sospinta
dalla domanda di senso che le urge nel cuore, essa percepisce nel mondo circostante
l’impronta della bontà e della provvidenza divina e quasi naturalmente si apre alla
lode e alla preghiera, vedendo realmente il riflesso della bellezza e della bontà
del Creatore”. (17 luglio 2005)
E poi i rapporti umani. Per un numero
crescente di persone, vacanza fa rima con avventura, intesa come fuga, talvolta solitaria
e “separata”, dai vincoli usuali e logori alla ricerca, invero un po’ rapace, di contatti
intriganti, che accendano il cuore con un po’ di fuoco prima di tornare alle ceneri
di sempre. Per un cristiano è tutto il contrario, afferma Benedetto XVI: “Le
ferie costituiscono (…) una preziosa opportunità per stare più a lungo con i familiari,
per ritrovare parenti e amici, in una parola per dare più spazio a quei contatti umani
che il ritmo degli impegni di ogni giorno impedisce di coltivare come si desidererebbe”.
(13 agosto 2006) E tra i tanti, osserva il Papa, che ci sono vicini
e con i quali possiamo fare vacanza cerchiamo di avere un pensiero per chi non si
crea una sua solitudine da riempire con chiunque incontrerà, ma chi purtroppo alla
solitudine è inchiodato suo malgrado dalla malattia o dal semplice essere anziano
e cerca un volto e un sorriso per avere il suo attimo di vacanza. O ancora per chi,
semplicemente, non può permettersi nemmeno di pensare a niente che somigli a una vacanza,
a un relax, a un divertimento: “Ma ci sono anche molti che, per diverse
ragioni, non potranno usufruire delle ferie. Giunga a voi, cari fratelli e sorelle,
il mio affettuoso saluto con l’auspicio che non vi manchino la solidarietà e la vicinanza
delle persone care”. (1 luglio 2009)