Argentina: vescovi e associazioni familiari contro la legge sui matrimoni gay
Solidarietà ai senatori argentini che hanno votato contro la proposta di legalizzare
le unioni fra persone dello stesso sesso. Questo l’obiettivo della marcia verso la
sede del Congresso di Buenos Aires che numerose organizzazioni familiari locali hanno
indetto per il prossimo 13 luglio. Il progetto di legge, approvato in prima lettura
alla Camera, martedì scorso presso la Commissione per la legislazione generale dell’alta
Camera, è stato bocciato con 9 voti contro e 6 a favore. Il dibattito nella plenaria
del parlamento potrebbe partire il 14 luglio con due pareri contraddittori che rendono
incerto l’esito finale. Secondo la stampa locale si potrebbe far strada un’ipotesi
legislativa diversa, che, in nome di un compromesso, potrebbe portare consensi sull’idea
di una “unione civile ma senza possibilità di adozione”. Una proposta alternativa,
dunque, che ha già raccolto il favore di buona parte dei parlamentari contrari al
cosiddetto “matrimonio” fra persone dello stesso sesso. I sostenitori di questo tipo
di “matrimonio” ripongono le loro ultime speranza nella possibilità di raccogliere
una quantità sufficiente di voti per annullare il verdetto della Commissione del Senato,
cosa che però non sembra facile. La Chiesa cattolica argentina, a più riprese, negli
ultimi mesi, ha espresso chiaramente la sua posizione sottolineando soprattutto la
non-naturalità antropologica e giuridica, ma anche sociale ed esistenziale, del cosiddetto
“matrimonio gay”. Secondo i presuli argentini - si legge nei loro documenti - “l’unione
di persone dello stesso sesso non possiede elementi biologici e antropologici che
sono propri del matrimonio e della famiglia”. In questo tipo di unione – proseguono
- “manca la dimensione coniugale e l’apertura alla trasmissione della vita”. Il matrimonio
e la famiglia, invece, si fondano proprio su questi elementi e perciò - osservano
- si costituiscono in “focolare per le nuove generazioni”. “Sin dal concepimento –
aggiungono - i bambini hanno il diritto inalienabile a svilupparsi nel grembo delle
loro mamme e a crescere nell’ambito naturale del matrimonio”. I vescovi argentini
ribadiscono poi che “spetta alle autorità politiche tutelare il matrimonio tra un
uomo e donna con delle leggi che assicurino la sua funzione insostituibile e il suo
contributo al bene comune della società”. Per tutte queste ragioni i vescovi locali
ribadiscono che, in caso di riconoscimento legale del matrimonio fra persone dello
stesso sesso, “lo Stato commetterebbe un errore” alterando “i principi della legge
naturale e dell’ordinamento pubblico della società argentina”. (L.B.)