Cristiano della Nord Corea torturato a morte: aveva Bibbie in casa
Un cristiano evangelico nordcoreano, Son Jong-nam, è stato torturato e poi ucciso
in un carcere di Pyongyang. La denuncia è stata fatta dalla Corea del Sud, dal fratello
della vittima. Pyongyang dichiara di garantire la libertà religiosa alla popolazione,
ma in realtà porta avanti una feroce persecuzione contro i fedeli di ogni credo. I
cristiani sono particolarmente colpiti, perché ritenuti seguaci di una religione “occidentale”
e collegata in qualche modo con gli Stati Uniti. Nel Paese è permesso soltanto il
culto del dittatore Kim Jong-il e del padre, il “presidente eterno” Kim Il-sung. A
Pyongyang ci sono tre chiese – due protestanti e una cattolica – ma non esiste clero:
per molti analisti, gli edifici sono soltanto uno specchietto per le allodole destinato
ai rari turisti che entrano nella capitale. Dopo l’armistizio della guerra civile,
nel 1953, il regime ha infatti spazzato via i fedeli e i loro pastori: in Corea del
Nord, dicono fonti di AsiaNews, sopravvivono meno di 200 cattolici originari, tutti
molto anziani. A causa di questa persecuzione, è impossibile pensare di evangelizzare
il Paese. Alcune denominazioni cristiane usano per questo scopo proprio i rifugiati
dal Nord, che vengono educati e rimandati a casa. A casa di Son, la polizia nordcoreana
ha trovato 20 Bibbie e del materiale religioso; per questo è stato arrestato e rinchiuso
in un lager. Qui viene torturato, “confessa” le sue colpe e viene messo a morte nel
novembre 2008. Il fratello Son Jung-hun lo ha scoperto soltanto alcune settimane fa,
grazie a un altro dissidente: “Credo che la religione abbia cambiato del tutto la
sua vita. Sognava di aprire una chiesa libera a Pyongyang, - ha detto - dove poter
insegnare il Vangelo”. (R.P.)